Farmaci: funziona la distribuzione diretta?

Andrea Fiorentini
21 Gennaio 2009
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Si è svolto mercoledì 21 gennaio a Roma l’incontro per discutere sull’efficienza della distribuzione diretta dei farmaci. “Funziona la distribuzione diretta?”, se lo chiede l’Unione Nazionale Consumatori che ha organizzato una tavola rotonda per discutere dell’efficienza del servizio presso le ASL del Lazio. Nel corso della tavola rotonda (che si è tenuta dalle ore 11,00 presso la Sala Diaghilev dell’Hotel De Russie, via del Babuino 9) è stata presentata l’indagine conoscitiva condotta dall’Unione Consumatori  per rilevare il livello di soddisfazione, le aspettative e disagi percepiti dal consumatore in merito alla distribuzione presso le ASL di farmaci, presidi medici e chirurgici, prodotti per patologie rare, materiale per diagnosi e cura del diabete. “Nella sanità pubblica l’interesse degli utenti si persegue con il contenimento dei costi solo a condizione che tale risparmio non avvenga sulle spalle dei cittadini. L’enorme mole di reclami che giungono da tutta Italia circa le inefficienze della distribuzione diretta effettuata dalle ASL ci ha indotto a realizzare questa inchiesta ‘pilota’ che abbiamo focalizzato sulla realtà della regione Lazio ma che può dirsi emblematica di problematiche che vanno risolte a livello nazionale. È estremamente urgente mobilitare l’opinione pubblica e soprattutto coloro che hanno responsabilità di Governo perché si semplifichi l’esistenza di quei consumatori che, in quanto malati, appartengono a fasce particolarmente deboli della popolazione”. È quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori. Il Senatore Cesare Cursi, Presidente dell’Osservatorio Sanità e Salute e della Commissione Industria e Commercio del Senato, esprimendo le sue riflessioni sulla questione, sostiene: “La distribuzione diretta del farmaco, se attuata in maniera programmata, resta lo strumento di garanzia per il cittadino al di là di ogni facile e gratuita strumentalizzazione. Occorre, peraltro costruire una sinergia tra farmacie e sistema sanitario regionale che costruisca percorsi certi e controllabili al fine di evitare un uso inappropriato del farmaco, che resta e deve rimanere un’opportunità per la salute del cittadino”. Dorina Bianchi, Senatrice del Pd, componente Commissione Sanità, dichiara “La distribuzione ospedaliera garantisce l’appropriatezza prescrittiva nella tutela del paziente e questo incontro è utile perché ci consente di capire in che modo è possibile semplificare il sistema di distribuzione di alcuni farmaci sperimentali. Gli obiettivi da raggiungere sono una migliore fruibilità per i pazienti e risparmio in termini economici, e solo attraverso un dibattito costruttivo si potrà arrivare ad una linea comune e a capire qual è il miglior percorso da intraprendere per trovare una soluzione ai numerosi disagi arrecati sinora ai pazienti. Solo così il cittadino potrà essere agevolato nell’acquisizione di una migliore qualità dei servizi”. Ferdinando Romano, Professore Ordinario di Igiene presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, sostiene: “La distribuzione diretta dei farmaci rappresenta non nolo uno strumento di contenimento dei costi, ma anche di tutela clinica del paziente e di garanzia di continuità terapeutica ospedale-territorio. Tuttavia, la convenienza non deve essere solo rappresentata dal risparmio per il Servizio Sanitario Regionale, ma deve essere valutata come sintesi tra contenimento dei costi e miglioramento del processo assistenziale, sia in termini di efficienza (leggasi anche fruibilità, accessibilità, gradimento ed oneri per il paziente) sia in termini di qualità effettiva e percepita dal paziente stesso. Alcune regioni hanno definito accordi distributivi con le farmacie pubbliche e private territoriali, migliorando l’accessibilità dei pazienti ai farmaci in questione. In altre regioni, invece, è stata disposta la distribuzione diretta esclusivamente presso i presidi ospedalieri ed i distretti sanitari delle ASL. In quest’ultimo caso, pur a fronte di risparmi sensibilmente maggiori, non solo si generano disagi significativi per i pazienti (che sono in prevalenza quelli affetti da patologie severe e invalidanti e rappresentano una parte particolarmente fragile della popolazione) ma si scaricano sugli stessi pazienti costi non trascurabili, sia diretti non sanitari (spese di trasporto, accompagnatori, etc.) sia indiretti (assenze dal lavoro, etc.)”. Scarica i dati dell’inchiesta Guarda il video dell’indagine

Autore: Sonia Galardo Data: 21 gennaio 2009  
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