L’acqua e i sistemi di trattamento

Redazione UNC
2 Dicembre 2020
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Tutti sanno che il corpo umano è composto in prevalenza di acqua: si va dall’80% nei neonati al 60-65% negli adulti (50% negli anziani). L’acqua è un elemento fondamentale per il corretto mantenimento delle funzioni vitali e apporta al nostro organismo sostanze preziose. I minerali disciolti nell’acqua, presenti in misura diversa a seconda della provenienza dell’acqua, sono assorbiti dal nostro corpo allo stesso modo in cui vengono assimilati i minerali presenti nei cibi. L’acqua che beviamo o utilizziamo nella preparazione delle pietanze è dunque, a tutti gli effetti, un alimento, perché ci permette di soddisfare quelli che sono i nostri fabbisogni di alcuni micronutrienti essenziali. Alcuni studi rilevano come gli italiani, in realtà, siano poco consapevoli del fatto che l’acqua è un alimento, sebbene da alcuni anni sia stata anche inserita alla base della piramide della dieta mediterranea. Dal punto di vista normativo, la UE definisce l’acqua un alimento a partire dal momento in cui esce dal rubinetto. In quanto alimento, l’acqua è soggetta alla legislazione alimentare e deve transitare o essere contenuta in prodotti e materiali che rispondono ai requisiti MOCA-Materiali e Oggetti a Contatto con gli Alimenti, che non ne alterino il gusto né compromettano la qualità delle sostanze e, di conseguenza, la nostra salute. Per l’acqua portata dai servizi idrici, ovvero prima che arrivi a uscire dal rubinetto, vige un’altra Direttiva (Dlgs 31 del 2001), che fissa alcuni parametri essenziali che l’acqua deve possedere per poter essere dichiarata potabile (sia a livello domestico sia per le imprese alimentari che producono, trattano, conservano prodotti o sostanze destinate al consumo umano).

I sistemi di trattamento dell’acqua, cosa sono e come funzionano

L’acqua che arriva nelle nostre case è controllata, analizzata e, quando necessario, purificata e disinfettata ed è quindi potabile e pronta al consumo. Tuttavia, negli ultimi anni è aumentato l’utilizzo domestico di sistemi di trattamento, sia per una questione di gusto – specifiche preferenze organolettiche – sia perché si vuole allungare il ciclo di vita dei rubinetti e degli elettrodomestici connessi alla rete idrica, ad es. prevenedo l’eccesso di calcare nelle tubazioni. Non ultimo, cresce la sensibilità dei consumatori per la riduzione del numero di bottiglie di plastica da smaltire. Quando il sistema di trattamento dell’acqua è collegato alla rete idrica si parla di sistema “in pressione”, mentre quando il trattamento dell’acqua è scollegato si parla di sistema “a cascata”, dove l’acqua viene filtrata per gravità, come nel caso di caraffe o bottiglie con vari tipi di filtri, e dove materiali e costituenti il sistema di trattamento sono soggetti alla normativa MOCA.

Quali accorgimenti può avere il consumatore

Nell’articolo ABC dei MOCA, i Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti abbiamo sottolineato come la Legge garantisca regole e controlli sui materiali e oggetti che entrano a contatto con gli alimenti prima che vengano immessi sul mercato – aggiungendo, tuttavia, che i consumatori  devono giocare un ruolo attivo nella tutela della propria salute, in particolare quando si tratta di attenersi alle condizioni di utilizzo. Se parliamo di sistemi di trattamento, è necessario sapere che utilizzano diverse tecnologie: filtri meccanici, membrane ad osmosi inversa, membrane, filtri UV, filtri a carboni attivi (usati, in particolare, per eliminare torbidità e possibili odori e sapori causati dalla presenza di cloro), ecc. Per scegliere il sistema di trattamento più adatto, il consumatore deve innanzitutto capire che tipo di acqua esce dal rubinetto di casa (informazioni facilmente reperibili sui portali delle aziende incaricate del servizio idrico locale) e quindi individuare il sistema di trattamento in base alle qualità organolettiche che desidera o in base ai parametri che si vogliono modificare (es. meno cloro, meno calcare, ecc). Inoltre, il consumatore può capire se il produttore ha realizzato un prodotto tecnologicamente idoneo e igienicamente sicuro fin dal packaging esterno. Un sistema di trattamento dell’acqua – una classica cartuccia a carbone attivo o una caraffa – deve per legge riportare all’esterno le corrette indicazioni d’uso, i requisiti minimi di utilizzo e la tabella riassuntiva di quelli che sono i parametri direttamente modificati dal sistema di trattamento. Eventuali affermazioni, i richiami alle proprietà del sistema – ad es. “toglie l’odore di cloro” o “riduce il calcare” – non hanno alcuna validità se non c’è la tabella riepilogativa dei parametri direttamente modificati. La regolamentazione italiana, il DM 25/2012, richiama, infatti, il Codice del Consumo in modo che siano date al consumatore le corrette informazioni, avvertenze e indicazioni per le modalità di utilizzo già sulla confezione e non solo nel manuale interno.

I sistemi di trattamento a cascata

Nel caso dei sistemi di trattamento dell’acqua a cascata, il consumatore deve leggere e applicare le indicazioni del produttore perché un utilizzo improprio potrebbe causare rischi igienici. È necessario prestare particolare attenzione anche al “fine vita” del sistema di trattamento, ovvero il fine vita dei filtri che, sebbene tarati con un congruo margine di tolleranza, risentono naturalmente delle caratteristiche dell’acqua trattata.   E naturalmente, i contenitori devono essere sempre ben manutenuti, per evitare sia la proliferazione di batteri sia danni alla struttura, con conseguente diminuzione della capacità di trattamento dell’acqua.

 Filtri e cartucce delle macchine del caffè

Anche le cartucce utilizzate nel serbatoio della macchina del caffè di casa devono seguire le regole MOCA, non solo le bustine ma anche la resina stessa, che non può essere rigenerata. La resina a scambio ionico riduce la durezza dell’acqua e conseguentemente la continua necessità di decalcificarla; il filtro incorporato rimuove il deposito ed evita che piccoli oggetti danneggino i componenti della macchina. Sono sistemi di “addolcimento” che vanno sostituiti in base alla durezza dell’acqua utilizzata. Anche in questo caso vale la raccomandazione di verificare sempre le indicazioni del produttore.

Gasatori domestici

Devono rispondere ai requisiti MOCA anche i gasatori domestici per l’acqua che, oltre a renderla frizzante, nei modelli più avanzati sono in grado di raffreddarla e, sempre grazie a microfiltri, trattarla per ridurre odore e sapore del cloro e la presenza di sedimenti e composti organici. Le regole per l’acqua microfiltrata fuori casa Infine, anche fuoricasa è ormai consueto il consumo di acqua microfiltrata, proposta in bar e ristoranti in versione naturale e gassata. Attenzione: secondo la legge il consumatore deve essere informato del fatto che sta consumando acqua trattata, indipendentemente dal tipo di confezione. La dicitura acqua potabile trattata o acqua potabile trattata e gassata deve essere apposta su caraffe, brocche o bottiglie utilizzate, rigorosamente in materiali idonei al contatto con gli alimenti, o in ogni caso riportata in modo visibile nel menu o all’interno del locale.

ACQUA, 5 punti di attenzione secondo ICIM SpA

  1. L’acqua è un alimento e va trattata come tale.
  2. Gli apparecchi per il trattamento dell’acqua devono essere idonei secondo le norme MOCA – Materiali e Oggetti a Contatto con gli Alimenti.
  3. Prestare sempre attenzione alle condizioni di utilizzo e al “fine vita” di filtri e cartucce.
  4. Scegliere sempre un prodotto di qualità come garanzia di sicurezza per la tua salute.
  5. L’acqua che arriva nelle nostre case è potabile e sicura: scegliere di trattarla è una questione di gusto personale.
*ICIM SpA è l’unico Ente di Certificazione accreditato sui MOCA in Italia e quindi esperto sull’argomento dal momento che lavora a fianco di innumerevoli aziende che operano nel settore.
 

Autore: Unione Nazionale Consumatori in collaborazione con ICIM SPA SpA* Data: 2 dicembre 2020
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