Frodi alimentari: ecco le più diffuse (seconda puntata)
Abbiamo già parlato di cosa si intende quando si parla di frodi alimentari e di quali sono i tipi di inganno. Vediamo ora, sempre nell’ambito del progetto “No problem – Assistenza, informazione, incontri con le Associazioni dei consumatori”, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, ai sensi del Decreto 6 agosto 2015, quali sono le frodi più diffusi in relazione ai diversi alimenti:
OLIO DI OLIVA
- sofisticazione con l’aggiunta di oli di semi vari scadenti;
- contraffazione utilizzando oli di semi vari colorati;
- aggiunta in percentuali inferiori al 20% di olio di semi di nocciola di provenienza turca o oli spagnoli o extracomunitari “deodorati”.
VINO
- impiego di zuccheri diversi da quelli provenienti dall’uva e sottoprodotti vinosi, quali vini anomali, ultra torchiati, feccie e additivi ad uso enologico non consentiti;
- utilizzo di uve da tavola, non adatte alla vinificazione, per la produzione di vini, spacciati poi come I.G.T., D.O.C. o D.O.C.G.;
- aggiunta a vini di bassa gradazione o annacquati di metanolo (gravissima “frode tossica”).
PESCE
- vendita di prodotti scongelati per freschi;
- vendita di prodotti di allevamento per prodotti pescati in mare;
- vendita di specie diverse da quelle dichiarate;
- vendita di prodotti trattati con additivi per mascherare un preesistente stato di alterazione.
LATTE
- annacquamento con o senza salagione e scrematura;
- ricostituzione di latte in polvere;
- latte inacidito neutralizzato con l’aggiunta di alcali;
- aggiunta di acqua ossigenata per ridurre la carica batterica elevata.
PANE E PASTA
- vendita di pane a pezzi e non a peso;
- vendita di pane ricco di umidità e quindi più pesante per non essere stato portato alla cottura dovuta;
- vendita di pane speciale con l’impiego di grassi diversi da quelli consentiti;
- vendita di pasta di semola di grano duro ottenuta con la miscelazione di sfarinati di grano tenero.
CARNE
- vendita di carni provenienti da animali ingrassati con sostanze non consentite (ormoni, tireostatici, ecc.);
- vendita di carni contenenti residui di medicinali il cui uso non è stato dichiarato e senza l’osservazione di sospensione tra il trattamento stesso e l’avvio alla macellazione;
- vendita di carni della stessa specie ma di qualità diversa (vitello adulto per vitello);
- vendita di tagli meno pregiati per tagli pregiati (lombata del quarto anteriore per lombata del quarto posteriore o filetto).
Autore: Agostino Macrì
Data: 26 aprile 2017
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Bene, queste sono le più diffuse, ma quali sono gli accorgimenti che possiamo prendere ,noi consumatori?, chi ci tutela ? Grazie