SCUOLA: la nostra denuncia sui contributi scolastici

Redazione UNC
16 Aprile 2014
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Comunicato stampa dell’Unione Nazionale Consumatori L’Unione Nazionale Consumatori, in collaborazione con Skuola.net, ha interessato l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sui contributi scolastici volontari, richiesti da alcune scuole come se fossero obbligatori. Secondo Skuola.net ogni anno le famiglie versano 200 milioni di euro di contributi scolastici. Roma, 16 aprile 2014 – “Il diritto allo studio è intoccabile e prescinde dal versamento del contributo, così detto, ‘volontario’: qualsiasi discriminazione per gli studenti, derivante dal rifiuto di questo pagamento, è illegittima”. E’ quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, annunciando la denuncia sui contributi scolastici volontari, presentata all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, in collaborazione con il portale specializzato Skuola.net, da anni in prima linea nella rilevazione del fenomeno e nella sua denuncia presso la pubblica opinione. “Dal 2009 Skuola.net ha raccolto quasi un migliaio di segnalazioni circa irregolarità sulla richiesta di contributi scolastici -afferma Daniele Grassucci, responsabile delle relazioni esterne del portale Skuola.net– documentando, quindi, un malcostume ormai diventato prassi nelle nostre scuole. Dalle famiglie si esigono somme che vanno dai 20-30 euro alle scuole medie fino ai 250 alle superiori, senza però specificare che si tratta di un’erogazione liberale. Nei casi più gravi si minaccia di non iscrivere gli studenti non in regola con i pagamenti, di bocciarli, di non ammetterli agli scrutini oppure di procedere al recupero coatto delle somme”. Dalle stime elaborate dal portale recentemente,  ammonterebbe ad almeno 200 milioni di euro la somma che annualmente dalle tasche delle famiglie va a rimpinguare le casse delle scuole. Fondi che indubbiamente vengono usati per offrire un migliore servizio, ma che nelle modalità attuali sono sinonimo di ingiustizia: la stessa cifra si chiede alle famiglie con redditi bassi come a quelle con redditi più elevati. Nonostante la pratica ampiamente stigmatizzata, sia dal Ministero sia dai mezzi di comunicazione, nelle scuole si continua a violare le norme. “E’ una triste realtà lo stato di abbandono di molti istituti scolastici del nostro Paese -aggiunge Dona (segui @massidona su Twitter)– ma ricordiamo che le tasse obbligatorie sono ben riconoscibili perché ‘intestate’ all’Agenzia delle Entrate e mai alla scuola. Poi, per le famiglie che vogliono contribuire (certe scuole sono effettivamente a corto di risorse) si ha il diritto di ricevere informazioni specifiche in merito all’utilizzo del versamento e che tale contributo (letteralmente ‘erogazione liberale’) è detraibile nella dichiarazione dei redditi”. “Ci auguriamo -conclude l’avvocato Dona- che l’Autorità Antitrust intervenga, dichiarando illegittima la pratica; è fondamentale, inoltre, che le famiglie siano correttamente informate, in modo da poter scegliere consapevolmente la scuola per i propri figli, valutando l’ammontare della somma richiesta come contributo volontario e quale tipo di attività o spese andrà a coprire”.
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