TELEMARKETING – Ancora troppe le telefonate indesiderate

Andrea Fiorentini
7 Giugno 2012
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Comunicato stampa dell’Unione Nazionale Consumatori

Roma, 7 giugno 2012 – “A distanza di poco più di un anno dalla sua istituzione, il Registro pubblico delle opposizioni si è dimostrato poco efficace”. È quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), in riferimento alle numerose lamentele che giungono quotidianamente agli sportelli dell’associazione da parte di cittadini che, nonostante si siano iscritti al Registro, continuano a ricevere telefonate commerciali indesiderate.

“Il Registro -precisa l’avvocato Dona- ha come finalità quella di vietare le invadenti chiamate dei call center verso coloro che non sono interessati a ricevere comunicazioni commerciali. A giudicare però dalla mole di segnalazioni che pervengono alla nostra Unione, il fenomeno è ancora assai diffuso, un po’ per la mancanza di informazioni tra gli utenti, ma anche perché l’impianto sanzionatorio non è efficace”.

“Pur consapevoli di una certa responsabilità degli stessi consumatori (in molti casi non sanno che se hanno volontariamente prestato il consenso all’atto della sottoscrizione di un contratto, continueranno a ricevere telefonate da quell’operatore) -precisa il Segretario generale- andrebbe però rivisto l’intero impianto normativo alla base del Registro, a partire dalla artificiosa separazione tra l’organo che lo gestisce (la Fondazione Bordoni, facente capo al Ministero dello Sviluppo Economico) e quello che ne controlla il rispetto (il Garante della Privacy, che è un’Autorità indipendente)”.

“Ricordiamo anche -conclude Dona- che il Registro è il frutto di una rivoluzione che ha capovolto il precedente regime normativo: prima non si potevano fare telefonate se il ricevente non aveva dato il proprio consenso, adesso si possono fare a tutti coloro che non abbiano manifestato la propria opposizione. Un regime più permissivo, quindi, che però si presta ad abusi commessi talvolta per ignoranza talvolta per malafede”.



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