In attesa di un nuovo Governo: le nostre proposte per i consumatori

Redazione UNC
28 Febbraio 2018
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Che in campagna elettorale i partiti facciano spesso promesse non sempre sostenibili è cosa risaputa. Ma ora è il momento dei fatti concreti e chiunque avrà responsabilità di governo non può trascurare questa breve lista di interventi volti ad innalzare i livelli di tutela dei consumatori nel nostro Paese. A cominciare da un intervento di riduzione delle tasse. Ma con un debito pubblico di 2.256 miliardi e la fine imminente del Quantitative Easing (ossia degli acquisti da parte della Bce dei nostri titoli di Stato, prevista per il prossimo settembre, con il conseguente innalzamento dei tassi di interesse), fare drastiche riduzioni di tasse diventa un atto quasi irresponsabile! Non basta ridurre il rapporto debito/Pil, sperando in un rialzo miracolo del Pil per abbassare il rapporto, ma, come sostenuto da tutte le istituzioni, dalla Banca d’Italia al Fmi, va ridotto il debito in valore assoluto, dato che è un elemento di vulnerabilità finanziaria. Un punto di tasso di interesse in più, su un debito di 2000 miliardi rappresenta una manovra correttiva di 20 mld. Una vicenda che abbiamo già vissuto nel 2011, con le conseguenti manovre portate dal Prof. Mario Monti (dall’Iva alle accise, dall’Imu al bollo auto) che sarebbe il caso di non ripetere. Certo ogni anno non scade contemporaneamente tutto il debito, ma sottovalutare il problema è poco serio. Inoltre, di quali tasse si propone la riduzione? Non certo di quelle invisibili, che nessuno si accorge di pagare, come le accise sui carburanti o gli oneri di sistema che paghiamo nella bolletta della luce (quanti italiani si sono accorti che il 20 novembre 2017 è uscita una legge che li ha aumentati per finanziarie le industrie manifatturiere energivore?) e che, colpendo ricchi e poveri in egual misura, contribuiscono a ridurre in povertà chi già fatica ad arrivare alla fine del mese e ad impoverire il ceto medio. La promessa riguarda sempre l‘Irpef, ossia la tassa più odiata, sia perché di maggiore importo, sia perché è la più “visibile”: per pagarla ci tocca fissare un appuntamento dal commercialista (a parte i pochi privilegiati che fanno la precompilata). Peccato che l’Irpef sia l’unica imposta che non andrebbe toccata, essendo l’ultima rimasta a rispettare il criterio di progressività sancito dall’art. 53 della Costituzione, secondo il quale il nostro sistema tributario dovrebbe essere per la maggior parte costituito da imposte progressive. Ma da tempo non è più così! E non è solo un fatto di equità, ma anche un fattore economico: se vogliamo rilanciare i consumi dobbiamo aiutare chi fatica ad arrivare alla fine del mese, non certo chi ha un reddito talmente elevato che non ha bisogno di una riduzione delle tasse per acquistare quello che desidera. E’ per questo stesso motivo che come Unione Nazionale Consumatori abbiamo chiesto di commisurare il bonus di 80 euro, e tutti gli altri, al reddito della famiglia (Isee), non perché vogliamo siano tolti, ma perché vadano a chi ne ha davvero bisogno. Non possiamo più permetterci, insomma, di dare tutto a tutti, né che si tratti di bonus, né di agevolazioni fiscali, né, tantomeno, di riduzione di tasse, come la flat tax. Anzi, se c’è un motivo, poi, per il quale il ceto medio italiano è diventato povero, è proprio perché in questi ultimi vent’anni mentre con una mano si riduceva l’Irpef o l’Imu sulla prima casa (altra abolizione che riscuote consenso elettorale: chi non è affezionato al focolare domestico?), con l’altra si aumentavano tasse invisibili e balzelli vari (dalle accise sui carburanti, che nel 2011 hanno subito ben 5 rialzi, agli oneri di sistema per la bolletta della luce) oppure si tagliavano i trasferimenti agli enti locali, che da un lato hanno ridotto i servizi e dall’altro hanno aumentato le imposte e le tariffe locali (dall’acqua ai rifiuti) non rispettose certo del criterio della capacità contributiva. L’aumento dell’Iva, ad esempio, avvenuto prima nel settembre 2011 e poi nell’ottobre 2013, ha colpito molto di più le famiglie povere e numerose, essendo proporzionale, oltre a reprimere ulteriormente i consumi, motivo per il quale chiediamo non venga ulteriormente aumentata nella prossima legislatura. Per questa ragione abbiamo inviato ai candidati Premier e ai principali leader politici alcune proposte praticabili, per la maggior parte a costo zero per i conti pubblici. Le poche spese che indichiamo, compatibilmente con i vincoli di bilancio, sono più che compensate da altri tagli che suggeriamo.

PROPOSTE DI CONTRASTO ALLA POVERTA’

La povertà delle famiglie è una vera emergenza: per questo è necessario estendere il Reddito d’inclusione (Rei) a tutti i poveri assoluti con un importo che consenta di uscire dalla soglia di povertà; per la luce ed il gas di estendere il bonus attualmente previsto anche alle famiglie che hanno un Isee inferiore a 12.000 euro, finanziato con uno dei pochi oneri di sistema che chiediamo di lasciare e, anzi, aumentare, senza gravare, quindi, sui conti. Sollecitiamo la riduzione delle imposte sul gas e chiediamo che gli altri oneri di sistema passino dalla bolletta della luce alla fiscalità generale, in modo che non si paghi secondo il principio “più consumi elettricità più paghi”, gravando così su famiglie numerose o povere, che non si possono permettere elettrodomestici in bassa classe energetica, ma secondo il principio della capacità contributiva. Chiediamo che dal pagamento del canone Rai siano esentate le famiglie che hanno un Isee inferiore a 12.000 euro e, infine, l’indicizzazione degli stipendi con scala mobile all’inflazione programmata e rivalutazione delle pensioni al minimo sulla base di un indice dell’inflazione ad hoc. Queste misure possono essere abbondantemente compensate dalle altre proposte che abbiamo fatto: commisurare tutti i bonus all’Isee, riduzione delle agevolazioni fiscali o riservarle solo ai redditi più bassi. Abbiamo poi fatto proposte a costo zero per i conti pubblici, quelle per le quali sarebbe sufficiente la volontà politica di stare dalla parte delle famiglie e dei consumatori, invece che da quella di banche, compagnie telefoniche o elettriche. Per attuarle, basterebbe un tratto di penna. L’auspicio è che, finita la campagna elettorale, tutti tornino alla responsabilità e che ogni proposta non venga attuata senza le adeguate coperture finanziarie. E soprattutto, ci piacerebbe che si affrontasse un tema uscito dall’agenda politica o che, anzi, non è forse mai entrato: il fatto che per colpa della mancate liberalizzazioni, in Italia abbiamo il triste primato di avere le banche, le assicurazioni, l’elettricità, il gas e la benzina tra le più care d’Europa. Tutte spese obbligate che contribuiscono ad impoverire le famiglie e che riducono la competitività delle nostre imprese: uno spread di cui, purtroppo, nessuno si occupa.  Le proposte di seguito riportate vanno anche nella direzione di avere un mercato più libero e competitivo, più efficiente e, per questo, servizi e beni meno costosi:

PROPOSTE SUL MERCATO E AUTORITY

Authority – Rafforzare i poteri delle Autorità di vigilanza e regolatorie consentendo di sanzionare gli abusi con multe proporzionali all’illecito guadagno ottenuto con una pratica illegittima. Concorrenza – Proseguire nel percorso di liberalizzazione (dal non arretrare sull’orario e l’apertura dei negozi all’eliminazione delle spese per il recesso del consumatore nei contratti di durata). Contratti – Introduzione nei contratti telefonici e di energia dell’obbligo di motivare ogni modifica tariffaria o delle condizioni operata dal professionista sulla falsariga di quanto previsto in materia bancaria. Spese bollette – Eliminazione delle spese di spedizione delle bollette a carico degli utenti. Oggi con la scusa che sono servizi a favore del consumatore, le compagnie telefoniche, del gas ecc ecc, fanno pagare al consumatore la spedizione della fattura, anche se, per l’art. 21 del D.P.R. n. 633/1972 sono a carico di chi le emette (“non possono formare oggetto di addebito a qualsiasi titolo“). Erano nella cosiddetta terza lenzuolata Bersani, mai approvata.  Questo è uno di quei classici casi in cui si può consentire un risparmio alle famiglie senza oneri per lo Stato, se solo si decide di stare dalla parte dei consumatori e non delle compagnie. Ecco l’articolo che chiediamo di aggiungere: “E’ fatto divieto assoluto di addebitare spese di qualsiasi natura o contributi comunque denominati anche inerenti alla predisposizione o produzione oppure alla spedizione o riscossione della fattura o della bolletta“. Sottocosto – Liberalizzare le vendite sottocosto con l’abolizione dell’art. 1 comma 4 e 5 del DPR n. 218 del 6 aprile 2001 (che attualmente prevede che non si possono fare vendite sottocosto per più di 3 volte all’anno, per una durata superiore a 10 giorni, per più di cinquanta referenze, se non sono passati almeno 20 giorni dall’ultima vendita sottocosto e che la vendita deve essere comunicata al comune dove è ubicato l’esercizio almeno dieci giorni prima dell’inizio).  Call center – Contrastare ulteriormente gli abusi dei call center che chiamano per telefonate commerciali reintroducendo l’obbligo inderogabile (oggi soggetto a troppe eccezioni) di utilizzare un prefisso unico per le chiamate del teleselling. Privacy – Regolamentare la raccolta dei dati degli utenti oggi operata secondo modalità aggressive e talvolta illecite, dando rapida ed efficace attuazione al Regolamento europeo in materia di privacy e prevedendo adeguate campagne di educazione per i consumatori. Pubblicità online – Rispettare l’ordine del giorno votato dalla Camera dei Deputati, il 28 giugno 2017 sul tema della pubblicità promossa in modo occulto dai web influencer che impegnava il Governo ad intervenire a livello legislativo affinché la loro attività “sia regolata, permettendo ai consumatori di identificare in modo univoco quali interventi realizzati all’interno della rete internet costituiscano sponsorizzazione“.

PROPOSTE SULLA GIUSTIZIA

Small claims – La giustizia civile è al collasso e questo penalizza in primis i consumatori nell’impari confronto con le aziende: la proposta è di introdurre meccanismi di rapida soluzione dei casi di piccolo importo (cd. small claims per i quali già esiste un Regolamento Europeo riservato però ai casi transfrontalieri) Class action – Modificare la normativa sulla class action per renderla effettivamente praticabile con l’introduzione di forme di danno punitivo, unico deterrente per evitare abusi seriali in danno di grandi quantità di utenti. Trasporti – Riforma del trasporto pubblico non di linea: individuazione nelle regioni degli ambiti territoriali di riferimento per tutti i servizi di trasporto di passeggeri non di linea, possibilità di praticare sconti (fissazione di una tariffa massima) e cumulare licenze, eliminazione, per il servizio di noleggio con conducente, dell’assurdo obbligo di dover rientrare in rimessa dopo ogni singolo servizio e previsione, per servizi come Uber, di requisiti di idoneità del guidatore e del veicolo: assicurazione per responsabilità civile aggiuntiva, conducente con più di 21 anni e almeno 3 anni di guida, nessun provvedimento di sospensione della patente, riconduzione al regime del lavoro occasionale delle prestazioni dei conducenti non professionisti Autore: Unione Nazionale Consumatori
Data: 27 febbraio 2018
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