
Reclamo N° 163381

Pierluigi
12 Settembre 2019
Mittente : Pierluigi Pattini, Brescia.
Io ed un'altra persona siamo i proprietari di due appartamenti siti al primo e al secondo piano di un vecchio condominio, appena acquistati. Gli appartamenti, disabitati da anni, hanno, da sempre, le canne dell’impianto di riscaldamento, in un corridoio a piano interrato, in uso esclusivo alle due attività commerciali del piano terra.
Ora, per riattivare il suddetto impianto di riscaldamento, vorremmo allacciarci alla nuova rete di teleriscaldamento presente in paese (Edolo, BS). I tecnici dell’impresa che gestisce il servizio e l’idraulico interpellato, fatti più di un sopralluogo, dicono che l’unico posto dove sistemare lo scambiatore necessario all’allacciamento è nel corridoio dove già arrivano le canne di cui sopra ed il relativo contatore.
Gli eredi della vecchia proprietà, dopo averci garantito solo verbalmente il consenso a collocare lì lo scambiatore (dimensioni come una caldaia, appeso al muro come gli altri due analoghi, già presenti, delle attività commerciali del piano terra), ora, ad appartamenti acquistati, ci negano il consenso a tale collocazione (che, sottolineo, secondo i tecnici è l’unica possibile), nel timore che questa nuova servitù diminuisca il valore delle attività commerciali nella cui disponibilità è il corridoio.
Preciso che in passato, finché abitati, i due appartamenti si servivano di una caldaia a gasolio ubicata in un sotterraneo, al presente non più nella disponibilità dei nostri due appartamenti, alla quale ci è quindi negato l'accesso.
Domando: 1) visto che nel corridoio dove attualmente sono ubicati gli scambiatori del teleriscaldamento già presenti c’è già una servitù in essere, da decenni (canne del precedente impianto di riscaldamento), la cui legittimità non è in discussione, è fondato e legittimo il diniego degli eredi attuali proprietari a collocare lì anche il nostro scambiatore?
2) è legalmente corretto e sostenibile negare a noi l'accesso alla vecchia caldaia, o addirittura vendere ad altri il locale sotterraneo dove essa è collocata, come pare che la proprietaria dell'immobile intenda fare, privando così i nostri due appartamenti di un elementi necessario al funzionamento dell'impianto di riscaldamento?
3) esistono sentenze o precedenti orientamenti della magistratura o norme condominiali in proposito, che possano servire come riferimento?
Ho cercato di riassumere una questione piuttosto complessa.
Se, per necessità di sintesi, non ho espresso chiaramente il problema, chiedo scusa e mi dichiaro completamente disponibile a fornire ulteriori precisazioni. Ringrazio e resto in attesa di un vostro parere, che gradirei ragionevolmente sollecito. Porgo i migliori saluti.
Pierluigi Pattini, Brescia;
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