Reclamo N° 281750

Alessandra
07 Ottobre 2022
Buongiorno, presento la seguente questione: il 5 ottobre scorso presso un punto vendita Tigotà a Roma ho effettuato alcuni acquisti. Alla cassa, a pagamento elettronico effettuato e regolarmente registrato nella mia applicazione, il terminale dell'esercente non ha emesso scontrino fiscale. Pertanto l'esercente ha ritenuto suo diritto trattenere la merce pagata e rigettare la mia richiesta di risarcimento della somma pagata. Tutto ciò che mi è stato detto di fare era andarmene a mani vuote e tornare dopo qualche giorno con una ulteriore dimostrazione di pagamento avvenuto, ovvero il mio saldo contabile con aggiornamento della somma contabilizzata. Oggi 7 ottobre il mio saldo contabile conferma l'importo pagato e incassato dal punto vendita. Per tale somma, incassata dal punto vendita il giorno 5 ottobre scorso come attestato dal mio saldo e da me immediatamente dimostrato, il punto vendita non ha emesso scontrino fiscale e ha preteso di trattenere la merce che ho pagato, rifiutando anche di accogliere la mia richiesta di rinuncia all'acquisto e restituzione della somma pagata. A me, ad oggi, l'onere della prova e il disagio di dovermi recare nuovamente al punto vendita per riavere il maltolto. La mia domanda è: è lecito questo comportamento da parte di un commerciante? Esiste una normativa che, in caso di disguidi miei pagamenti elettronici non dipendenti dal consumatore, tuteli il consumatore che, come nel mio caso, si trova sottratta la somma ma impossibilitato a completare l'acquisto e anche a riavere il proprio denaro in quanto il terminale dell'esercente non funziona?
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