E voi lo sapevate qual è la storia dello scontrino?
L’origine del termine “scontrino”
Molte persone, ogni giorno, ricevono uno scontrino senza forse domandarsi da dove venga questo pezzo di carta chimica. Cominciamo dal suo nome: “Scontrino” deriva da “riscontro”, cioè dal verbo “riscontrare” confrontare, verificare, controllare che tutto corrisponda. Insomma, già l’etimologia ci racconta una storia di trasparenza e controllo.
Lo scontrino come strumento di verifica
Pensiamo al riscontro dei dati in un documento contabile: serve a verificare che due elementi coincidano. Ecco, lo scontrino nasce proprio da qui, come un piccolo “riscontro” che ci consente di controllare la spesa appena fatta. Un mini-documento che riporta le informazioni essenziali di ogni acquisto: la descrizione degli articoli, il prezzo e il totale.
L’invenzione dello scontrino e Franco Reviglio
Ma come è diventato obbligatorio? Per capirlo dobbiamo tornare indietro nel tempo, agli anni Ottanta. Il protagonista è Franco Reviglio, economista e ministro delle Finanze, scomparso proprio questa settimana: era il 1980, e l’Italia cercava un modo per combattere l’evasione fiscale. Reviglio aveva una convinzione forte: “L’economia, se ben governata, può essere un ramo dell’etica”.
Quando lo scontrino divenne obbligatorio
Nel 1983, sotto il governo Cossiga, fu approvata la legge che rese obbligatorio il registratore di cassa. Da quel momento ogni commerciante doveva emettere uno scontrino per ogni vendita. All’inizio la norma riguardava solo i grandi negozi, ma dal 1987 l’obbligo si estese a tutte le attività commerciali.
L’obiettivo era semplice: rendere tracciabile ogni transazione, così da garantire equità tra chi le tasse le pagava e chi no. Reviglio lo spiegò chiaramente: “Il registratore di cassa serve a riequilibrare i carichi sociali, ma funziona solo se il cittadino capisce che l’evasione è un problema della comunità. Se tutti pagano, le tasse si riducono”.
Le prime resistenze e il valore di fiducia
Come ogni innovazione, anche lo scontrino incontrò resistenze. All’epoca i registratori fiscali costavano da un milione e mezzo a cinque milioni di lire, e molti commercianti si lamentarono, denunciando un favore alle grandi aziende produttrici.
Ma la logica di fondo era un’altra: costruire fiducia. Ed infatti, lo scontrino divenne presto uno strumento di garanzia per entrambe le parti. Per chi vende, una tutela contro contestazioni; per chi compra, la prova d’acquisto che permette di chiedere un cambio o un rimborso. In fondo, è un patto di correttezza reciproca, un piccolo documento che racconta un grande valore: la trasparenza.
Lo scontrino digitale e la svolta sostenibile
E tuttavia oggi lo scontrino cartaceo è giustamente messo in discussione perchè inquinante (ne ho parlato tempo fa in un altro episodio). Ed allora, considerato che la trasmissione dei corrispettivi giornalieri ha fatto sì che oggi lo scontrino sia divenuto un mero documento commerciale (lo scontrino fiscale vero e proprio è quello telematico, inviato all’Agenzia delle Entrate) si è deciso che a decorrere dal 2026 il Governo dovrà adottare iniziative volte a limitare l’obbligo di emissione dello scontrino su supporto cartaceo alle sole transazioni effettuate in contanti, mentre per quelle effettuate con l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici, prevedere l’emissione dello scontrino elettronico in formato solo digitale, fatta sempre salva la possibilità per il cliente di scegliere di averlo in formato cartaceo.
Il futuro dello scontrino tra sostenibilità e privacy
La direzione è questa, scontrini più sostenibili! Ed è condivisibile per ridurre i costi di carta, stampanti, hardware, ma soprattutto per garantire un minor impatto ambientale (la carta utilizzata per gli scontrini fiscali non può essere smaltita come la carta comune, in quanto contiene additivi chimici che la rendono non riciclabile; inoltre, la produzione di scontrini cartacei comporta anche l’utilizzo di enormi quantità d’acqua.
In Francia e negli USA è già così e poi, volete mettere la praticità di ricevere lo scontrino su smartphone, conservarlo senza rischio di smarrirlo? Qualche perplessità di privacy (ci chiedono email o numero di telefono), ma sarà un bel passo, fermo restando che lo scontrino digitale verrà emesso solo in accordo con il cliente; in altre parole, viene comunque fatta salva la possibilità da parte degli acquirenti di richiedere la stampa del documento commerciale.
Per saperne di più ascolta il podcast Lo scontrino: una storia italiana di fiducia e trasparenza
E voi lo sapevate?
Autore: Massimiliano Dona
Data: 29 ottobre 2025