EVASIONE: economia non osservata a 217 mld

Redazione UNC
17 Ottobre 2025
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Evasione: una battaglia dimenticata e persa che non si vuole combattere

Roma, 17 ottobre 2025 – “Una battaglia dimenticata e persa, quella contro l’evasione. Ancora una volta dati sconfortanti e demoralizzanti. L’evasione resta una voragine, un burrone dal quale non si vuole uscire, un problema irrisolto di questo Paese. Non parliamo poi del lavoro nero che spopola e che nessuno ha mai voluto realmente contrastare e combattere” afferma l’avv. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando i dati Istat secondo i quali, nel 2023 l’economia non osservata vale 217 miliardi di euro, dei quali 198 mld sono relativi all’economia sommersa, ossia relativi a tutte quelle attività che sono volontariamente celate alle autorità fiscali, previdenziali e statistiche (dal lavoro in nero agli affitti in nero).

“Non basta, infatti, qualche assunzione in più all’Ispettorato nazionale del lavoro per contrastare la piaga sociale del lavoro nero. Bisogna cambiare le regole, creando un contrasto di interessi tra datore di lavoro e lavoratore. Fino a che il dipendente che denuncia di aver lavorato in nero rischia di essere perseguito come evasore e di dover pagare le tasse arretrate, non si andrà da nessuna parte. Anche i termini per impugnare un licenziamento illegittimo, appena 60 giorni, sono assurdi per un lavoratore in nero che deve trovare le prove di essere stato un lavoratore di quell’azienda e di certo non facilitano l’emersione del fenomeno” aggiunge Dona.

Secondo i dati resi noti oggi, nel 2023 il valore aggiunto generato dal lavoro irregolare è pari a 77 mld e 174 mln contro i 69 mld e 359 mln del 2022, i 65.509 mln del 2021 e i 60.047 mln del 2020.

“Insomma, un fenomeno in espansione esponenziale, con un rialzo di quasi 8 miliardi (7,815) rispetto all’anno precedente, e con 3 milioni e 132mila di unità di lavoro a tempo pieno (Ula) in condizione di non regolarità, in rialzo del 4,9 per cento sul 2022. Insomma, peggio di così non si può!” conclude Dona.

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