Troppe le segnalazioni dei consumatori su palestre e centri fitness per rinnovi automatici, disdette, recessi. Palestre e piscine: +8,3% i prezzi in un anno
Roma, 18 giugno 2025 – “Ottima notizia! E’ dai tempi del Covid e dei voucher che riceviamo una marea di proteste e segnalazioni su catene di palestre e centri fitness, tanto che abbiamo anche presentato un esposto all’Antitrust” afferma l’avv. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando il comunicato dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
“Problemi di rinnovi automatici, difficoltà nel far valere la disdetta, il recesso anticipato. Ancor più complicato per il consumatore provare a risolvere il contratto per impossibilità sopravvenuta. Al consumatore serve troppo spesso il supporto dei nostri uffici legali per far valere i suoi giusti diritti, quando invece dovrebbe bastare una semplice sua richiesta. Non parliamo poi degli aumenti dei prezzi. Nell’ultimo anno, tra palestre e piscine, il rincaro è stato dell’8,3%, oltre 5 volte l’indice generale dell’inflazione che nello stesso periodo è pari all’1,6%” conclude Dona.
L’Antitrust ha irrogato una sanzione di 3 milioni di euro nei confronti della società Virgin Active Italia che nel 2024 ha superato i 100.000 abbonamenti.
Secondo l’Antitrust, forniva ai consumatori informazioni inadeguate sui termini e sulle condizioni di adesione, di rinnovo automatico, di disdetta e di recesso anticipato dall’abbonamento. Inoltre, ometteva la comunicazione preventiva sul rinnovo automatico dell’abbonamento, sulla data entro cui il consumatore può inviare formale disdetta e non forniva informazioni adeguate sugli aumenti dei prezzi praticati nel corso del 2024.
Infine, creava ostacoli all’esercizio della facoltà di risoluzione del contratto per impossibilità sopravvenuta.
Tali condotte, risultando funzionalmente collegate tra loro, costituiscono una pratica commerciale scorretta dal carattere unitario e complesso posta in essere da Virgin Active Italia in violazione degli articoli 20, 21, 22, 24, 25, 26, lett. f) e 65-bis del Codice del consumo.
In particolare, i clienti di Virgin Active Italia non sono stati messi in condizione di poter decidere in modo consapevole se aderire ai servizi offerti o se disdire il contratto oppure esercitare il diritto di recesso, finendo per essere vincolati contrattualmente alla società per un servizio di fatto non richiesto, con conseguente addebito dei relativi costi.