E voi lo sapevate come rendere i social network un luogo migliore
I social network e il problema reputazionale
Parliamo di social network? Mai come in questo momento, i social, ma direi più in generale gli ecosistemi digitali, devono confrontarsi con un serio problema reputazionale.
Solo per restare ai più recenti fatti di cronaca, tutti noi ricordiamo il grave incidente stradale che ha coinvolto uno youtuber. E poi il pandoro-gate con conseguente dibattito sulla correttezza degli influencer. Ancora il suicidio di una ristoratrice finita nel vortice dell’hate speech. Ovviamente si tratta di fatti più e meno gravi sui quali e (almeno su alcuni di questi) attendiamo ancora che sia fatta completamente chiarezza, ma quel che è certo è che in molti accusano i social media di essere «una tossina ambientale», di rappresentare «un pericolo per la salute pubblica».
Ho usate le parole pronunciate nel suo annuale discorso sullo State of the City, dal sindaco di New York, Eric Adams, che ha usato parole pesanti: «Non possiamo stare a guardare e consentire a Big Tech di monetizzare sulla privacy dei nostri figli e mettere a rischio la loro salute mentale», «Così come è stato fatto con il tabacco e le pistole, tratteremo i social come un altro pericolo per la salute pubblica e ci assicureremo che le società tecnologiche si assumano la responsabilità dei loro prodotti», ha aggiunto, impegnandosi a «correggere» una crisi che colpisce soprattutto bambini e teenager.
Sembra un’esagerazione?
Possono sembrare parole esagerate, ma non inedite oltreoceano: già l’anno scorso, il responsabile della salute pubblica dell’amministrazione Biden, Vivek Murhy, aveva lanciato l’allarme dichiarando che i social presentano forti rischi per i bambini, paventando l’ipotesi che ci possa essere un legame fra il tempo trascorso sui social e la depressione e l’ansa. E lo scorso ottobre Meta, la società di Mark Zuckerberg a cui fanno capo Facebook e Instagram, è finita nel mirino di 41 Stati americani che l’hanno accusata per le sue piattaforme in grado di “interferire sull’istruzione e la via di tutti i giorni” dei giovani.
Social network sotto accusa
Ultimo atto di questo “atto di accusa” nei confronti dei social media si è celebrato la scorsa settimana: nelle aule del Senato statunitense dove, di fronte ai senatori di entrambi gli schieramenti riuniti in una Commissione d’inchiesta, i cinque leader delle principali aziende proprietarie di social media (oltre a Meta, Tiktok, X, Discord e Snap) sono stati sottoposti ad uno scambio di domande e risposte al vetriolo che hanno ben pochi precedenti, quantomeno per le modalità e per la virulenza delle accuse: dal cyberbullismo, ai problemi relativi all’immagine corporea (body shaming), all’adescamento online (grooming), fino alle challenge estreme ed al legame tra uso intensivo dei social media e insorgenza di ansia, depressione e istinti suicidari.
Ora, non c’è dubbio che queste siano emergenze del nostro tempo e che sia necessario, da un lato aggiornare la normativa, anche potenziando le iniziative di autoregolamentazione (su questo dopo la Digital Chart dello IAP, sono recentemente intervenute anche le linee guida proposte da Agcom sull’influencer marketing), ma molto si deve fare aiutando la crescita di una maggiore consapevolezza da parte degli utenti dei social media. Insomma ciascuno di noi (e soprattutto i più giovani) devono imparare a segliere: già perché on line ci sono anche tanti contenuti utili. Con l’Unione Nazionale Consumatori siamo al lavoro per promuovere una piattaforma dove possano trovare spazio creator e contenuti ad alto impatto sociale. Quelli capaci di lanciare una impronta positiva,, una sorta di social print: per questo il progetto si chiama Sprint.
Per conoscere gli altri consigli e sapere come far valere i tuoi diritti ascolta: Social network, come renderli un luogo migliore?
E voi lo sapevate?
Autore: Massimiliano Dona
Data: 07 febbraio 2024