ISTAT: PIL, -12,8% su I trimestre

Redazione UNC
9 Settembre 2020
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Nel secondo trimestre del 2020 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito del 12,8% rispetto al trimestre precedente e del 17,7% nei confronti del secondo trimestre del 2019. La stima preliminare della variazione congiunturale del Pil diffusa il 31 luglio 2020 era stata del -12,4% mentre quella tendenziale del -17,3%. Il secondo trimestre del 2020 ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,7%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per -9,5 punti percentuali alla contrazione del Pil, con -6,7 punti dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -2,6 punti degli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del Pil, rispettivamente per -0,9 e -2,4 punti percentuali. Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti, rispettivamente, del 3,7%, del 20,2% e dell’11%. Ad avviso dell’Unc, il peggioramento delle stime dell’Istat rispetto a quelle precedenti rende ancora più difficile l’obiettivo del ministro Gualtieri di contenere a -8% l’impatto dello shock della pandemia sul Pil di quest’anno. Il calo congiunturale dell’8,7% dei consumi finali nazionali e, soprattutto, la caduta dell’11,3% della spesa delle famiglie residenti assume risvolti drammatici per la nostra economia. Inutile dire che, dato che i consumi delle famiglie rappresentano il 60% del Pil, la chiave di volta per risollevare il Paese è ridare capacità di spesa a chi ha avuto una caduta del proprio reddito disponibile. Per l’Istat la stima conferma la portata eccezionale della diminuzione del Pil per gli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate, con flessioni del 12,8% in termini congiunturali e del 17,7% in termini tendenziali, mai registrate dal 1995, ossia dall’inizio delle serie storiche. A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte. Anche la domanda estera ha fornito un apporto negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una marcata riduzione dell’input di lavoro in termini di ULA e ore lavorate, mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato. Nel secondo trimestre, il Pil è diminuito in termini congiunturali del 9,1% negli Stati Uniti, del 13,8% in Francia e del 9,7% in Germania. In termini tendenziali, si è registrata una diminuizione del 9,1% negli Stati Uniti, dell’11,3% in Germania e del 19% in Francia. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è diminuito del 12,1% rispetto al trimestre precedente e del 15% nel confronto con il secondo trimestre del 2019. Per il ministro dell’Economia e Finanze, Roberto Gualtieri, i dati sulle entrate tributarie si aggiungono ad altre evidenze che consentono di auspicare un forte rimbalzo del Pil nel terzo trimestre, dopo la caduta del secondo trimestre confermata dai dati dell’Istat che apportano alla precedente stima una revisione molto contenuta. Nel mese di agosto 2020 si è infatti registrato un rialzo del 9% delle entrate versate dai contribuenti con il modello F24 rispetto allo stesso mese del 2019, sostenuto dal buon andamento dell’Irpef e dell’Ires versate in autoliquidazione. Due giorni dopo, Gualtieri ha precisato che la stima annuale del Pil fatta in precedenza dal Governo è stata fatta quando non si sapeva quanto sarebbe durato il lockdown: la nuova stima sarà peggio del -8% stimato, ma non così tanto. Tutti i previsori che indicavano -11, -12, -13% dicono che l’Italia farà meglio di quanto prevedevano. Nel terzo trimestre dell’anno stima un forte rimbalzo del Pil, ci sono molto indicatori che lo dicono e quello dell’occupazione si aggiunge. C’è stato il sentimento positivo delle imprese sugli ordinativi nei quali l’Italia, cosa rarissima, è stata la prima. I dati negativi del secondo trimestre registrano il crollo di aprile (se si chiude l’economia il Pil crolla) ma che poi a maggio e giugno la produzione industriale segna una ripresa. I dati del lavoro sono un ulteriore segnale limitato ma positivo della ripresa e anche l’aumento della disoccupazione, che nei momenti più duri è scesa perché aumentavano gli inattivi, ora sale perchè calano gli inattivi. E poi salgono anche finalmente gli occupati.

Autore: Mauro Antonelli Data: 9 settembre 2020
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