Un triste primato! L’Istat ha reso noti i dati sulla povertà assoluta relativi al 2024. Si tratta di un record storico. Mai così tanti poveri in Italia dall’inizio delle serie, ossia da quando l’Istat ha iniziato a monitorare il fenomeno nel lontano 2005.
In Italia dati da Terzo Mondo
Stiamo parlando di famiglie e individui che non riescono a conseguire uno standard di vita minimamente accettabile, ossia che non riescono ad acquistare beni e servizi essenziali come il cibo e che, in un Paese che ama definirsi civile, non dovrebbero nemmeno esistere.
Un primato sia rispetto al numero di famiglie, 2 mln e 224 mila contro il precedente record di 2 mln e 217 mila del 2023, sia rispetto alla percentuale delle famiglie in povertà assoluta che sembra stabile solo per via degli arrotondamenti, ma che in realtà è pari all’8,44%, superiore al dato del 2023 quando era 8,41%, sia rispetto al numero di individui, 5 milioni e 744 mila che batte i 5 mln e 694 del 2023, sia rispetto alla percentuale di individui poveri, 9,8% contro il 9,7% del 2023. Insomma, peggio di così non si può! Invece di migliorare, facciamo passi indietro. Dati da Terzo Mondo, drammatici e vergognosi.
Manovre contro la povertà
Una dimostrazione del fatto che nella prossima manovra il Governo Meloni dovrebbe aiutare prima questi poveri che non ce la fanno ad arrivare a fine del mese e poi pensare a ridurre l’Irpef a chi dichiara da 28mila a 50mila euro. Se proprio si vuole toccare l’Irpef, semmai andrebbe abbassata la prima aliquota Irpef al 23% relativa allo scaglione sotto i 28 mila euro e non diminuire la seconda aliquota dal 35% al 33%, soprattutto visto che il beneficio andrà anche a chi dichiara da 40 a 50 mila euro, che non sarà ricco ma certo non ha problemi a pagare le bollette.
Il Governo parla impropriamente di ceto medio riferendosi a chi dichiara 50 mila euro, ma si tratta di un importo doppio rispetto al reddito medio dichiarato in Italia, pari a 24.830 euro. Al di là dell’iniquità della misura, cosa non secondaria, si tratta di una politica economica sbagliata, dato che quelle famiglie non hanno bisogno di un aiuto per i loro acquisti.
L’aumento del reddito disponibile per chi dichiara 50 mila euro, pari a 440 euro, andrà in gran parte in risparmio e non a rilanciare i consumi a vantaggio del Paese e del Pil, dato che quei consumatori hanno una propensione marginale al consumo molto più bassa rispetto al primo quintile della popolazione, ossia al 20% più povero degli italiani. Insomma, non hanno bisogno di 440 euro in più per andare a fare la spesa al supermercato e, quindi, li terranno in banca.
Il ceto medio è diventato povero
Ma il punto è che se il ceto medio, quello vero, è diventato povero è perché in questi ultimi 30 anni si sono ridotte le imposte a carico anche dei benestanti, si pensi a Imu e flat tax, e aumentate quelle che, in barba all’articolo 53 della Costituzione, non tengono conto della capacità contributiva e della progressività e colpiscono tutti in egual misura, ricchi e poveri, come le aliquote Iva (dal 20 al 22%) e le accise e gli oneri di sistema sulle bollette di luce e gas, facendo esplodere le spese obbligate come acquistare prodotti alimentari o riscaldare e illuminare casa.
Se davvero il Governo vuole aiutare l’economia, non tocchi l’Irpef e riduca le bollette di famiglie e imprese! Abbassi ad esempio l’Iva sul gas e ripristini la soglia Isee introdotta da Draghi per beneficiare dei bonus sociali, innalzandola dagli attuali 9530 euro a 15 mila, così da aiutare questi poveri assoluti che continuano ad aumentare.
Autore: Mauro Antonelli



