Vendite in bundle, quando il prezzo lievita per i costi accessori

Simona Volpe
5 Novembre 2022
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Sapete cosa sono le vendite in bundle? Si tratta della vendita di due o più prodotti come un’unica unità; alle volte si tratta di abbinamenti legati all’uso, come ad esempio scarpe + lacci di ricambio, caricabatterie + batterie, crema solare + doposole altre volte è una tecnica del marketing per lanciare un prodotto accoppiandolo con uno già molto conosciuto, vendendoli appunto insieme. In teoria non ci sarebbe nulla di male a patto però che l’offerta sia trasparente e quindi il costo finale sia chiaro e comprensivo dei prodotti e servizi accessori.

Così non è stato per Mediaworld, condannata dall’Antitrust a pagare una multa di 3,6 milioni di euro per “aver imposto l’acquisto di prodotti accessori” e attuato “modalità di promozione ingannevoli”.

Vediamo di capire meglio come funzionano le vendite in bundle e a cosa prestare attenzione.

Alcuni esempi poco trasparenti di vendite in bundle

In tempo di crisi, sono molti i venditori che attirano la clientela offrendo prodotti a prezzi apparentemente molto convenienti: il problema nasce se, una volta arrivati alla cassa, il prezzo non è quello reclamizzato, ma ci viene imposto anche l’acquisto di altri prodotti abbinati che fanno lievitare a dismisura il costo iniziale.

Questa tecnica di vendita è diffusa soprattutto nel settore dell’elettronica di consumo, come dimostra la recente multa a Mediaworld, dove i volantini raccontano di smartphone, in vendita a prezzi in offerta, ma poi, arrivati in negozio, si è costretti ad acquistare il telefono con una pellicola protettiva già applicata, sborsando così 20 o 25 euro in più di quanto previsto.

Lo stesso accade con consolle di videogame acquistate obbligatoriamente con joystick e giochi che fanno raddoppiare il prezzo di partenza oppure pc e notebook con abbinata la vendita di pacchetti software; televisori in abbinamento al servizio “pronto all’uso” dal costo variabile da 14,90 a 69,90 euro (la famigerata, quanto indesiderata “calibrazione” della nostra tv).

Insomma: prassi commerciali che riguardano prodotti particolarmente appetibili per il consumatore, come smartphone di ultima generazione, tablet, Playstation, Smart Tv, che, in media, già presentano un prezzo non irrisorio e che vengono di frequente esposti al pubblico in offerta.

Il caso Mediaworld

L’Autorità Antitrust, come detto, è intervenuta sanzionando MediaMarket (in Italia nota come MediaWorld) per “aver imposto l’acquisto di prodotti accessori” e attuato “modalità di promozione ingannevoli” con una multa da 3,6 milioni di euro.

Per l’Antitrust questa pratica è in grado di “limitare considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori in relazione al prodotto da acquistare” e li induce -con modalità surrettizie- ad “assumere una decisione commerciale per l’acquisto di un prodotto che non avrebbero altrimenti preso”, violando il dovere di diligenza e integrando una pratica commerciale scorretta.

Attenzione quindi quando vedete prodotti in offerta: leggete anche le scritte in piccolo sui volantini e assicuratevi che il prezzo esposto sia comprensivo di tutto, dai costi ai servizi accessori.

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