Reclamo N° 217054

Loukia
26 Novembre 2020
I primi di ottobre 2019 vado alla Fastweb per attivare con loro una linea wifi. Mi chiamano i "tecnici della Fastweb", dicendomi che non potevano attivare il servizio perché la zona in cui vivo non è coperta dalla linea, e mi suggeriscono di affidarmi alla TIM. Do l'ok, quindi passano i miei dati alla TIM, che mi chiama e mi dice di mandare i documenti su Whatsapp chiedono la foto del documento e mi indicano un IBAN su cui caricare mensilmente i soldi. Non ho mai firmato un contratto.. Arriva il tecnico TIM, monta il modem e attiva il WIFI. Il giorno stesso, mi contatta la Fastweb chiedendomi quando avrei voluto ricevere il tecnico per montare il modem. Gli racconto che mi aveva già contattata per dirmi che non era possibile e che avrei dovuto contattare la TIM. La Fastweb mi spiega che non è la prima volta che accade e che quando una persona richiede un servizio, i suoi dati vengono inseriti in un database a cui possono accedere tutti i tecnici, a prescindere dall'azienda di appartenenza. Quindi scopro così che in realtà avrei potuto installare il modem della Fastweb e che il tecnico che mi aveva contattata aveva mentito. Sempre la Fastweb mi suggerisce di recidere il contratto. Il 7 di Ottobre mando la richiesta: circa 5 giorni dopo l'attivazione, non di più, e quindi in tempo, perché il codice del consumo (art. 52 e segg. Del D.Lsg 206 del 2005) stabilisce che per le proposte contrattuali a distanza, ovvero negoziate fuori dai locali commerciali come nel mio caso, il consumatore ha diritto di recedere, senza alcuna penalità e senza specificarne il motivo, entro il termine di 14 giorni lavorativi. Come mi ha suggerito la Fastweb, contestualmente invio il modem, riposto nella scatola originale, e tutte le attrezzature che mi avevano dato e le rispedisco alla TIM attraverso le Poste Italiane. Loro mi rispondono dopo 4 mesi. Siamo al 7 febbraio 2020. Mi mandano una lettera dicendo "Gentile cliente, a seguito della tua segnalazione del 11/10/2019 (la data neanche è corretta ndr), nonostante non siamo riusciti a contattarti ai recapiti disponibili, ti confermiamo di aver effettuato le dovute verifiche dalle quali non sono emersi elementi che ci consentano di accogliere la tua richiesta". Inutile sottolineare che loro non erano tenuti ad accogliere la richiesta, in quanto è un mio diritto recidere il contratto, anche senza dare spiegazioni, entro i 14 giorni dall'attivazione. La lettera continua come segue: "Per la cessazione della linea telefonica, [...] è necessaria una richiesta scritta con allegata fotocopia del documento..." ecc. Nel frattempo mi arriva una fattura di 31,91 euro per il mese di novembre, di 32,40 nel mese di dicembre e di 32,40 per gennaio. Nonostante io non usassi internet (il modem gliel'ho reso a ottobre), le cifre delle bollette sono state sempre diverse, ma io non le ho pagate perché attendevo un riscontro da parte loro sul mio diritto di recesso. A marzo, durante la quarantena, la TIM mi ha inviato una lettera di sollecito per le bollette da novembre e gennaio, poi ha iniziato a scalare i soldi dal mio conto, mensilmente, finché a Settembre non sono andata in banca per bloccare il pagamento. In realtà, in banca, mi hanno detto che il pagamento era già stato interrotto dalla TIM stessa, ad agosto. Quindi, ricapitolando fin qui: - ottobre attivazione contratto TIM - ottobre richiesta di recesso del contratto - novembre bolletta - dicembre bolletta - gennaio bolletta - febbraio rifiuto di recidere il contratto - marzo: lettera di sollecito per pagare le bollette di novembre, dicembre e gennaio - marzo-agosto la TIM si prende i soldi dal conto - agosto la TIM decide di smettere di prendersi i soldi Arriviamo al 17 ottobre 2020. La TIM mi manda una lettera con oggetto "Preavviso iscrizione nella banca dati relativa a morosità intenzionali della clientela nel settore telefonico (S.I.Mo.I.Tel.). Mi informano che non risultano pervenuti i pagamenti di seguito indicati con un numero di documento e nessun'altra informazione, ma confrontandoli con la lettera di marzo richiedono le 3 bollette di novembre, dicembre e gennaio (per un totale di 96 euro) e poi QUATTROCENTO euro non altrimenti giustificati, per un totale di 497,31. Il 21 ottobre arriva un'altra lettera stavolta dalla CREDEN SpA, da Costa di Mezzate BG, con oggetto "costituzione in mora", dicendo che la TIM ha conferito l'incarico alla scrivente Società di recuperare il credito che, all'esito di una verifica effettuata nei propri sistemi informativi, TIM vanta nei suoi confronti e dovuto al mancato pagamento delle fatture relative al servizio di telecomunicazioni usufruito con l'utenza. In allegato l'estratto conto che dice: - 1 BIMESTRE 2020 ANNO FATTURA 2020 32,40 (e confrontando il numero del documento è di nuovo la bolletta di gennaio), poi con lo stesso nome ci sono altre due voci, quindi novembre e dicembre, poi: - corrispondente al numero di documento dei 400 euro, c'è scritto "4 BIMESTRE 2020 ANNO FATTURA 2020" - e c'è un documento nuovo, "5 BIMESTRE 2020 ANNO 2020" di 30,52 euro (un nuovo numero ancora, sebbene io in tutto ciò non abbia mai usato internet quindi questo variare della bolletta resta inspiegato) Per un totale di 527,83 euro. Cosa fare?
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