Cosa c’entrano i premi Nobel con pizza e pasta cacio e pepe? Un premio bizzarro.
La rivista scientifica umoristica Annals of Improbable Research assegna ogni anno gli Ig-Nobel Prize a ricerche scientifiche strane, ma che aumentano le conoscenze e comportano anche delle riflessioni. Ig sta per Ignoble, in italiano ignobile, ma anche vergognoso o ridicolo, se confrontato al prestigioso premio Nobel.
La premiazione è, però, un evento molto serio ed è preceduto da valutazioni accurate delle ricerche da parte di esperti che scelgono le più meritevoli. In buona sostanza, si unisce lo spirito goliardico al rigore scientifico e non a caso anche dei premi Nobel veri sono coinvolti nell’organizzazione dell’evento.
Tra le varie ricerche premiate nel 2025 ce ne sono due legate ad alimenti tipici della nostra cucina, la salsa cacio e pepe e la pizza.
La ricerca sulla pasta cacio e pepe
Un gruppo di fisici italiani ha studiato le modalità della preparazione della salsa a base di pecorino e pepe con cui si condisce la pasta.
Come è noto, essa si ottiene amalgamando il formaggio pecorino grattugiato e il pepe con un po’ dell’acqua bollente in cui viene fatta cuocere la pasta. I ricercatori hanno scoperto che ad una temperatura superiore ai 65 °C le proteine del pecorino si denaturano e quindi si formano dei grumi che rendono la salsa disomogenea e meno adatta per condire la pasta.
Migliori risultati si ottengono amalgamando il formaggio e l’acqua calda ad una temperatura intorno ai 40 °C. Inoltre, è stato anche scoperto il ruolo fondamentale svolto dall’amido, rilasciato dalla pasta nell’acqua durante la cottura con la quale si fa l’amalgama. In pratica bisogna prelevare un po’ d’acqua alla fine della cottura della pasta, farla raffreddare fino a circa 40 °C e poi disperderci il pecorino ed il pepe.
Probabilmente i cuochi adoperano acqua meno calda, ma adesso abbiamo anche una spiegazione scientifica. E pensare che sono in molti (compreso lo scrivente) che si limitano a “impepare” la pasta appena scolata e grattugiarci sopra il pecorino. Roba da trogloditi.
Le lucertole africane che mangiano la pizza
La ricerca, coordinata dall’etologo italiano Luca Luiselli, è partita dall’osservazione che alcune bellissime lucertole arcobaleno (Agama agama), si sono adattate negli ambienti urbani alla convivenza con gli uomini, imparando anche a nutrirsi degli avanzi del loro cibo. Tale fenomeno si verifica con frequenza in alcune zone urbane del Togo, in particolare sulle spiagge frequentate da turisti. È stato anche osservato che queste lucertole prediligevano le pizze e, quando ne avevano la possibilità, non esitavano a rubarle.
I ricercatori hanno voluto indagare quali sono le reali preferenze delle lucertole ed hanno messo a loro disposizioni diverse varietà di pizza. La pizza ai quattro formaggi andava praticamente a ruba, mentre la quattro stagioni era quasi completamente ignorata. Una prima spiegazione è stata che l’odore del formaggio è particolarmente attrattivo rispetto agli ingredienti delle altre pizze.
Un’altra spiegazione è che la pizza contiene dei nutrienti facilmente disponibili e fondamentali per lo sviluppo ed il mantenimento delle lucertole. La loro alternativa alimentare naturale sono insetti che comportano un impegno per la cattura. Ovviamente la pizza, soprattutto se messa a loro disposizione, consente di alimentarsi con grande facilità e, probabilmente, anche migliorare il loro stato di salute.
Lo studio sicuramente originale e apparentemente goliardico contribuisce a conoscere l’opportunismo degli animali ad approfittare delle risorse che l’ambiente offre loro ed a modificare i loro comportamenti alimentari. Inoltre, viene dimostrato che l’uomo, con le sue abitudini (come abbandonare i rifiuti alimentari), può contribuire a modificare gli equilibri ambientali.
Si tratta di un fenomeno ben conosciuto anche nelle nostre città dove, grazie anche all’abbondanza di rifiuti alimentari abbandonati, vediamo proliferare vari animali sinantropi (ratti, gabbiani, corvi, cornacchie e più recentemente anche i cinghiali), che stanno minacciando equilibri faunistici che si erano stabilizzati nei secoli. Altro che premio Ig-Nobel.