“Chips” al peperoncino o semplice peperoncino?

Agostino Macrì
21 Novembre 2023
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In commercio si può trovare una patatina (solamente una) con un elevatissimo contenuto di peperoncino (o meglio del suo principio attivo capsaicina) che deve essere manipolata con cura (addirittura presa con un guanto che è incluso nella confezione) perché a contatto con le mani può provocare irritazione e dolore.

Nonostante l’evidente effetto negativo sulle mani lo snack viene mangiato e ovviamente va a contatto con le mucose dell’apparato digerente che sono particolarmente sensibili per cui gli effetti irritanti sono molto più marcati.

Il peperoncino

Si tratta di una pianta originaria del continente americano ed è stato Cristoforo Colombo a portarla in Europa e da qui si è diffusa nel resto del mondo.

Il suo impiego è legato alla presenza di capsaicina che è la sostanza naturale responsabile della piccantezza. Proprio in funzione del contenuto di capsaicina i peperoncini vengono classificati secondo la scala di Scoville che parte da zero per il comune peperone ed arriva anche ad oltre 1 milione per piccantissimi Habanero.

La piccantezza della capsaicina è dovuta al fatto che essa si lega ai recettori del dolore situati sulle terminazioni nervose sensoriali e in particolare nei neuroni responsabili della trasmissione del dolore e anche del calore; il legame comporta il “flusso” di ioni (in particolare quelli del calcio) lungo i canali neurali con il trasporto dele “segnale” al cervello per cui si avverte la “piccantezza” e il “bruciore”.

Il consumo abituale di peperoncino causa una sorta di “assuefazione” in quanto con il tempo i recettori diventano meno sensibili ed il flusso di ioni viene ad essere rallentato; proprio per questo motivo le persone che amano mangiare frequentemente cibi piccanti non avvertono disturbi.

Il peperoncino possiede importanti principi attivi utilizzati nella medicina tradizionale per le proprietà “rubefacenti”, ovvero un effetto vasodilatatore e congestionante sui tessuti con cui viene a contatto. Applicando sulla cute pomate o soluzioni oleose di peperoncino venivano curati traumi, forme reumatiche ed artrosiche, oltre ad un maggiore afflusso di sangue si provoca un benefico rialzo termico.  Ovviamente l’effetto rubefacente si ottiene anche a carico delle mucose dell’apparato digerente; Quest’ultimo viene “stimolato” ad una maggiore attività dopo aver mangiato del cibo “condito” con il peperoncino. Le proprietà vasodilatatrici hanno fatto ritenere il peperoncino un afrodisiaco e tale convinzione è piuttosto diffusa anche se non dimostrata scientificamente. Alcuni studi dimostrerebbero invece che un “abuso” di peperoncino potrebbe favorire lo sviluppo di tumori prostatici.

La capsaicina possiede attività “termogenica” in quanto grazie a complessi meccanismi biochimici favorisce il metabolismo dei grassi. Questa proprietà è stata sfruttata nella preparazione di alcuni integratori alimentari; il loro impiego combinato con uno stile di vita salutare ed una dieta equilibrata può comportare un effettivo calo di peso corporeo. Tuttavia pur essendo gli integratori di libera vendita, è raccomandabile chiedere al proprio medico indicazioni sulle modalità di uso. 

L’uso del peperoncino è sconsigliato a chi ha delle ulcere gastriche o duodenali come pure a chi soffre di riflusso esofageo.

Si può affermare che un uso moderato di peperoncino come ingrediente alimentare migliora la qualità del cibo e può comportare anche dei benefici. Il consumo di rilevanti quantità come quelle contenute nella patatina può essere invece dannoso. Infatti nell’etichetta viene chiaramente riportata l’avvertenza di non somministrarla ai bambini e alle donne in gravidanza. Nelle persone in buone condizioni di salute i disturbi che si verificano sono chiaramente descritti e, anche se reversibili, non sono piacevoli.  Probabilmente chi acquista la patatina è alla ricerca di sensazioni forti, però se veramente vuole provare questo tipo di sensazioni forse potrebbe mangiarsi un peperoncino dei più piccanti (magari un “habanero” o un “diavoletto calabrese”): con pochi centesimi  (invece dei circa 10 euro della patatina)  può soddisfare la propria curiosità veramente a buon mercato.

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