Pregi e difetti del peperoncino

Agostino Macrì
16 Settembre 2015
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Con la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, le piante di peperoncino danno i migliori frutti ed è relativamente facile trovarli sul mercato e possono essere consumati freschi. La pianta è originaria del continente americano ed è stato Cristoforo Colombo a portarla in Europa e da qui si è diffusa nel resto del mondo. Il suo impiego però è legato alla presenza di capsaicina che è la sostanza naturale responsabile della piccantezza. Proprio in funzione del contenuto di capsaicina i peperoncini vengono classificati secondo la scala di Scoville che parte da zero per il comune peperone ed arriva anche ad oltre 1 milione per i più piccanti Habanero. La proprietà piccante è legata al fatto che la capsaicina reagisce con i centri nervosi termorecettori provocando un senso di calore. Altra azione molto importante è quella rubefacente, ovvero un effetto vasodilatatore e congestionante sui tessuti con cui viene a contatto. Nella medicina tradizionale pomate o soluzioni oleose di peperoncino venivano usate applicandole sulle zone cutanee colpite tra traumi o nelle forme reumatiche ed artrosiche. L’effetto rubefacente si ottiene anche a carico delle mucose dell’apparato digerente che viene “stimolato” ad una maggiore attività. Al peperoncino sono attribuite diverse attività benefiche dovute alle diverse sostanze in esso contenute ( vitamine, sali minerali, ecc.). In particolare ha proprietà antiossidanti, una modica attività antibatterica. Degli studi  condotti in vitro fanno ritenere che possa essere utile nella prevenzione di alcuni tipi di tumore. Molti ritengono che il peperoncino possieda proprietà afrodisiache, ma questo non è scientificamente provato. Il consumo di peperoncino è sconsigliato a chi ha problemi gastrici o intestinali quali le ulcere o il riflesso esofageo. Tuttavia alcuni ritengono che il consumo regolare di peperoncino possa contribuire a prevenire la comparsa di ulcere gastriche. Indipendentemente dagli aspetti salutistici e farmacologici, rimane il fatto che il peperoncino è un ottimo ingrediente di diverse specialità alimentari soprattutto del nostro meridione (n’duja, vari formaggi e salumi, prodotti da forno ed addirittura dei dolci). E’ anche un condimento di uso comune nella nostra cucina tradizionale nella preparazione di piatti particolarmente saporiti; in questi casi l’effetto positivo è quello di sostituire, almeno in parte, il sale. Il peperoncino si può facilmente conservare essiccato, sotto forma di salse, sotto olio o anche congelato. La conservazione è favorita dalla modesta attività antibiotica naturale che riduce il possibile sviluppo di batteri e funghi. In ogni caso, almeno per la conservazione sotto olio è buona norma un trattamento termico o l’aggiunta di aceto per eliminare il rischio della produzione di tossina butulinica. Le modalità di conservazione sopra riportate mantengono inalterata la capsaicina e quindi la “piccantezza; nel peperoncino essiccato c’è addirittura un aumento dovuto alla maggiore concentrazione della stessa capsaicina. E se abbiamo esagerato con il peperoncino? In questi casi l’”antidoto” è quello di bere latte o mangiare formaggi freschi o yogurt che almeno in parte assorbono la capsaicina. Insomma mangiare alimenti conditi con il peperoncino è piacevole e può anche fare bene alla salute; l’importante è non eccedere!
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