Avete mai ricevuto una chiamata che dura pochissimi secondi, un solo squillo e nessun messaggio in segreteria? La tentazione di richiamare è forte, per la curiosità di scoprire chi ci ha cercato o magari perché stiamo aspettando una chiamata importante. Ma attenzione! Potrebbe essere una truffa, la cosiddetta Wangiri o truffa della telefonata fantasma. Che oggi si è addirittura evoluta, diventando ancora più pericolosa.
Vediamo come.
Come funziona la truffa Wangiri?
La Wangiri inizia con una telefonata, il più delle volte un solo, velocissimo, squillo a cui è impossibile rispondere. I numeri che ci chiamano sono perlopiù provenienti dall’estero, anche se ormai i truffatori possono camuffare la loro identità attraverso lo spoofing.
Il consumatore, quindi, si ritrova sullo schermo del telefono una chiamata senza risposta da un numero sconosciuto e neanche un messaggio in segreteria.
Spesso queste chiamate avvengono in momenti in cui la vittima non può rispondere, durante le ore di lavoro o di notte. E qual è la prima reazione che abbiamo quando vediamo che qualcuno ci ha cercati e non sappiamo chi? Semplice: richiamare.
Siamo spinti dalla curiosità oppure stiamo aspettando una telefonata importante e abbiamo paura di averla persa. Ma è proprio questo l’errore che dà il via alla truffa.
Che succede se richiamiamo?
Quando la vittima richiama il numero, viene automaticamente indirizzato su un numero a pagamento. Nessuna voce in risposta, solo musica di attesa o il silenzio. Nel frattempo, però, il suo credito telefonico viene svuotato. Secondo la Polizia Postale il costo di queste chiamate può arrivare a 1,50 euro al secondo.
E il prezzo da pagare può essere ancora più alto se il nostro conto corrente è collegato all’utenza mobile. In quel caso, i truffatori possono anche rubarci soldi dal conto.
Non solo chiamate, attenzione agli sms
Gli squilli fantasma avevano già subito una prima evoluzione in sms dal tono amichevole, in cui si invitava a richiamare un numero. Il testo era più o meno questo: “Ciao ho provato a chiamarti, richiamami a questo numero, baci”. Il messaggio arriva da un numero di cellulare che non abbiamo memorizzato in rubrica.
La tecnica è sempre quella del ping-calling, la “chiamata di rimbalzo”.
E dal messaggio la truffa parte esattamente allo stesso modo: il consumatore, ingannato dal tono amichevole, richiama il numero pensando che sia quello di un conoscente e si ritrova collegato con un numero a pagamento che gli svuota il credito o addirittura il conto.
La nuova evoluzione della truffa Wangiri
Lo scopo della truffa Wangiri è, naturalmente, quella di tenere la vittima al telefono il più a lungo possibile. Più restiamo in chiamata, più soldi stiamo regalando ai truffatori.
Ma se il consumatore si ritrova ad ascoltare il silenzio, o una musica di attesa, è probabile che metta giù velocemente, magari intuendo che c’è qualcosa di strano.
Per questo i truffatori hanno trovato una tecnica ancora più subdola per tenerlo in chiamata più a lungo: richiamando il numero a pagamento, il malcapitato sente ripetutamente il suono di uno squillo. Credendo di essere in attesa di risposta, aspetta, ma in realtà è già in chiamata e gli hacker gli stanno già rubando soldi.
Come ci difendiamo?
Nonostante le evoluzioni e le tecniche sempre più raffinate usate dai truffatori per farci cadere in trappola, difendersi dalla truffa wangiri non è difficile.
- Non richiamiamo mai e non inviamo messaggi a numeri sconosciuti, non apriamo i link contenuti in sms o messaggi WhatsApp e blocchiamo subito il numero. Possiamo anche chiedere al nostro operatore di bloccare le chiamate provenienti dall’estero.
- Se abbiamo dubbi sul numero che ci ha chiamato, verifichiamolo attraverso il Registro degli Operatori di Comunicazione, lo strumento dell’Agcom che ci dice se un numero è legittimo.
- Scarichiamo delle applicazioni anti-spam, che identificano e bloccano le chiamate. Le più diffuse sono Truecaller o Hiya che rilevano chiamate e voci generate con l’AI, Call Blocker e Should I Answer, basate su un database di segnalazioni degli utenti.
- Controlliamo regolarmente il credito telefonico per vedere se ci sono stati eventuali addebiti non autorizzati e in quel caso contattiamo immediatamente il nostro operatore per contestare le tariffe. Molti gestori telefonici prevedono procedure per recuperare le somme rubate.
- Se siamo caduti nella trappola, segnaliamo la truffa alla Polizia Postale o all’Agcom, per monitorare il fenomeno e proteggere altri consumatori.