Convegno “Radiocontaminazione della filiera agroalimentare”

Agostino Macrì
23 Marzo 2012
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Si è tenuto a Frascati lo scorso 15 marzo il Convegno “Radiocontaminazione della filiera agroalimentare” cui il Prof. Macrì ha partecipato in qualità di relatore. Si riportano di seguito gli abstract degli interventi del Dott. Adolfo Esposito (INFN) e del Dott. Carlo Donati (Ministero della Salute).

Relazione introduttiva al convegno del Dott. Esposito

Come è ben noto a tutti non esiste luogo al mondo dove le radiazioni ionizzanti non siano presenti, e da “sempre”, dalla formazione del pianeta terra avvenuta qualche miliardo di anni fa; da molto tempo prima che l’uomo facesse la sua “comparsa”, qualche milione di anni fa. Persino il nostro corpo contiene materiali radioattivi naturali! Ma l’uomo solo alla fine del XIX secolo si e’ cominciato a rendere conto dell’esistenza della radioattivita’ naturale, a seguito delle scoperte di Henry Becquerel e di Maria Curie, e poco dopo anche di quella artificiale, a seguito della scoperta di Roentgen.

Quelle scoperte hanno rivoluzionato non solo la scienza moderna, permettendo l’estensione della speculazione scientifica dal mondo macroscopico a quello microscopico, ma anche il vivere comune sotto molteplici aspetti. Da quella data la medicina si è sempre di più avvantaggiata dell’uso delle radiazioni nella diagnostica e nella terapia. Senza poi parlare di tutte le applicazioni nell’industria e nella ricerca scientifica e tecnologica, fra le quali e’ appena il caso di ricordare l’uso delle radiazioni  nell’industria alimentare nella conservazione dei cibi. Risalgono pero’ agli stessi anni i primi segni di danni da radiazioni negli addetti alla costruzione e all’utilizzo di questi nuovi, e in parte sconosciuti, impianti e/o materiali. Da allora gli studi di radioprotezione hanno sempre accompagnato qualsiasi applicazione delle radiazioni ionizzanti nelle attività umane.

Gli effetti delle radiazioni ionizzanti si manifestano soltanto allorché si verifica una cessione di energia ai tessuti viventi. La  cessione di energia al mezzo attraversato viene misurata utilizzando la grandezza dosimetrica Dose Assorbita, D che è l’energia impartita dalle radiazioni all’unità di massa del tessuto. La dose assorbita viene misurata in gray (simbolo Gy)  1 Gy=1Jkg-1

Il grado di rischio derivante dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti non è soltanto proporzionale alla dose assorbita ma è anche fortemente legato al tipo di radiazione incidente e alla diversa radiosensibilità dei vari organi e tessuti irradiati. La dose efficace E e’ la grandezza radioprotezionistica che ne tiene conto.Essa viene misurata in sievert (simbolo Sv) 1Sv = 1Jkg-1 ma in genere si usano dei sottomultipli del Sievert.

Nella classificazione degli effetti (negativi) delle radiazioni ionizzanti si possono distinguere gli effetti deterministici e gli effetti stocastici (statistici o casuali).

I primi si manifestano al di sopra di una certa soglia  di dose assorbita e la gravita’ degli effetti aumenta fortemente con l’aumentare della dose assorbita e, negli effetti più gravi, puo’ portare alla morte l’individuo esposto (un esempio potrebbe essere quello dei vigili del fuoco che a Chernobyl per primi si occuparono dello spegnimento dell’incendio alla centrale)

Con la denominazione di effetti stocastici sono raggruppati sia i tumori che possono colpire gli esposti che le malattie genetiche che possono colpire  le generazioni future degli esposti. Il compito piu’ importante della radioprotezione e’ quello ridurre quanto piu’ bassa possible la probabilità di accadimento di questi eventi. Trattasi di effetti con probabilità  molto bassa che si possono manifestare dopo un periodo di latenza fra esposizione e insorgenza del tumore dell’ordine di anni o decine di anni. Ai fini della radioprotezione si ipotizza che non ci sia soglia e che quindi anche a dosi molto basse essi possono manifestarsi. Cioè si ipotizza che ci sia una correlazione dose-probabilita’ di induzione di tumore lineare senza soglia. E la Commissione Internazionale di Radioprotezione (ICRP) raccomanda di considerare un coefficiente di rischio per effetti stocastici per la popolazione nel suo insieme pari a 0,05 per ogni Sievert ricevuto. Cioè la probabilità di sviluppare un tumore letale e’ 0.00005/mSv. In altre parole se 100000 persone ricevessero 1 mSv statisticamente 5 di loro potrebbero sviluppare un tumore.

Va detto per chiarezza che tale sistema di protezione radiologica è di certo utile ai fini della prevenzione e della progettazione degli impianti ma non deve essere usata impropriamente ed erroneamente per fare previsioni di radiopatologia.

L’insieme delle sorgenti naturali (raggi cosmici, radionuclide primordiali, radionuclide cosmogenici) danno una dose efficace annuale, dovuta ad irraggiamento esterno e interno pari a 2.4 mSv, intesi come media su tutta la popolazione mondiale. In Italia questo valore varia da 1.5 a oltre 10 mSv   il valor medio stimato è  3.4 mSv.

L’insieme delle sorgenti artificiali (sorgenti per uso medico, centrali e impianti nucleari, incidenti nucleari, test nucleari in atmosfera etc.) danno  una dose efficace annuale, dovuta ad irraggiamento esterno e interno pari a 0.4 mSv.

L’ICRP raccomanda nelle situazioni di esposizione pianificata un limite per la popolazione nel suo insieme non superiore a 1 mSv/anno. Questo valore nelle situazioni d’emergenza come quella capitata in Giappone lo scorso anno puo’ essere superiore ma deve essere mantenuto fra 20 e 100 mSv. Ripeto dove ci sono le emergenze radiologiche e quindi non in altri luoghi dove l’emergenza non c’e’. Nel caso di rilascio incontrollato di radionuclide in atmosfera (vedi incidente di Chernobyl e Fukushima) la sorgente del rilascio e le condizioni nei pressi del sito dove e’ avvenuto il rilascio determinano le vie di passaggio nell’ambiente della radioattività dal punto di scarico all’uomo.

L’uomo in caso di rilascio puo’ assorbire dosi da  radiazioni ionizzanti o per irraggiamento esterno o per contaminazione interna attraverso la respirazione di aria contaminata  e l’ingestione di sostanze radioattive contenute negli alimenti. In seguito ad incidenti nucleari che hanno visto il rilascio in ambiente di sostanze radioattive scopo principale degli addetti ai lavori istituzionali (Ministero della salute e dell’ambiente con tutti i loro organi tecnici ISPRA, ISS, ARPA, AUSL, e Istituti Zooprofilattici, etc.) e’ quello di effettuare misure rapide della maggior parte dei campioni critici con identificazione altrettanto rapida dei radionuclidi più importanti anche ai fini delle azioni da intraprendere. Vengono monitorati i principali alimenti (latte, grano, riso, organismi acquatici, vegetali, ed altri alimenti nonché aria, acqua, suolo, erba e sedimenti) per stabilire il grado di contaminazione degli stessi e di conseguenza le dosi da radiazioni che la popolazione potrebbe assorbire. 

A norma del regolamento Eutatom 3954/87, la Commissione Europea non appena informata di un incidente nucleare o di qualsiasi altro caso di emergenza radioattiva che possa causare contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per gli animali adotta immediatamente, secondo le circostanze un regolamento che rende applicabili livelli massimi prestabiliti di contaminazione radioattiva, per un periodo di tempo limitato  e che non deve superare i tre mesi.

Altri Organismi Internazionali quali la FAO attraverso la commissione “Codex Alimentarius Commission” forniscono le linee guida per i livelli di contaminazione degli alimenti in seguito ad incidenti nucleari da usare nel commercio internazionale degli alimenti l’ICRP da parte propria da’ le raccomandazioni per quanto riguarda i livelli di esenzione da qualsiasi intervento nel senso che al di sotto di tali livelli di concentrazione le eventuali dosi assorbite dalla popolazione sono inferiori al mSv per anno.

In conclusione la risposta a questo tipo di emergenze in Italia e nel resto del mondo poggia su basi scientifiche e tecnologiche solide, peraltro aggiornate di continuo sulla base dei numerosi studi in material di contaminazione ambientale.

Presentazione del Dott. Donati “Misure legislative a difesa della popolazione”

Nell’ambito dell’organizzazione operativa del Ministero della Salute, gli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (USMAF), collocati nei maggiori porti e aeroporti, rappresentano una rete di grande importanza per il controllo delle malattie trasmissibili e delle merci, con particolare riguardo agli alimenti di origine non animale e i materiali a contatto con gli alimenti provenienti da Paesi Terzi. Gli USMAF controllano infatti oltre 80.000 partite di alimenti ogni anno, sono diretti da un medico, ed hanno un ruolo fondamentale di prevenzione nel caso di allerte alimentari e sospetto di presenza negli alimenti di contaminanti chimici, fisici o microbiologici, insieme ai Posti di Ispezione Frontaliera (PIF) che hanno un ruolo veterinario. Anche in occasione del disastro di Fukushima la rete degli USMAF e dei PIF ha costituito, insieme agli uffici centrali del Ministero, un efficace filtro di controllo sugli alimenti importati.

Non appena si sono diffuse nel mondo le prime notizie sul devastante terremoto e maremoto che aveva colpito il Giappone (venerdì 11 marzo 2011), in Italia si è immediatamente costituita una task force che ha interessato in particolare le Direzioni Generali deputate ai controlli ufficiali sugli alimenti. Dopo numerose consultazioni che hanno coinvolto anche l’Istituto Superiore di Sanità e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (II.ZZ.SS.),  già il 16 marzo 2011 è stato diffuso un provvedimento firmato dal Sottosegretario di Stato On. Francesca Martini che stabiliva: controllo per la ricerca di radionuclidi da parte di USMAF e PIF degli alimenti provenienti dal Giappone e prodotti o confezionati dopo l’11 marzo; blocco ufficiale della partita fino a esito favorevole; invio dei campioni ai laboratori degli II.ZZ.SS. di Roma e di Foggia (quest’ultimo sede del Centro Nazionale di Referenza per la ricerca della radioattività nel settore zootecnico – veterinario); rapporto settimanale agli uffici centrali sulle attività di controllo svolte ed i risultati delle analisi; costo dei controlli a carico degli Operatori del Settore Alimentare (OSA), ai sensi del Regolamento (CE) 882/2004.

Il 26 marzo 2011, sentito il Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali, composto da rappresentanti degli Stati Membri, la commissione Europea pubblica il “Regolamento di esecuzione (UE) 297/2011, che impone condizioni speciali per l’importazione di alimenti per animali e prodotti alimentari originari del Giappone o da esso provenienti, a seguito dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima”. Il Regolamento, che è obbligatorio e direttamente applicabile in tutti gli Stati Membri, si applica ai prodotti alimentari destinati all’alimentazione umana ed agli alimenti per animali, agli additivi ed agli eccipienti chimici. Le partite possono essere immesse nell’UE solo attraverso un Punto di Entrata Designato (PED), ai sensi del Regolamento (CE) 669/2009 relativo al livello accresciuto di controlli ufficiali (in Italia corrispondenti alla maggior parte degli USMAF). Le Autorità competenti del Giappone devono rilasciare per ciascuna partita una dichiarazione ufficiale che attesti:

  1. che il prodotto è stato raccolto e/o trasformato prima dell’11 marzo 2011: in questo caso non si applicano le disposizioni sui controlli analitici per la ricerca di radionuclidi previsti dall’articolo 5 del Regolamento;
  2. che il prodotto è originario di una prefettura diversa da quelle di Fukushima, Gunma, Ibaraki, Tochigi, Miyagi, Yamagata, Niigata, Nagano, Yamanashi, Saitama, Tokyo e Chiba; su tali prodotti non sono previsti controlli analitici all’origine per la ricerca di radionuclidi e i PIF e i PED, oltre a controlli documentali e d’identità, effettuano controlli fisici con analisi di laboratorio su almeno il 20% delle partite, per la ricerca dei radionuclidi iodio-131, cesio-134, cesio-137;
  3. che il prodotto è originario delle prefetture di Fukushima, Gunma, Ibaraki, Tochigi, Miyagi, Yamagata, Niigata, Nagano, Yamanashi, Saitama, Tokyo e Chiba, è stato sottoposto all’origine a campionamento ed analisi di laboratorio; non contiene livelli di radionuclidi iodio-131, cesio-134, cesio-137 superiori a quanto consentito in UE (Regolamenti EURATOM). A questa dichiarazione, conforme al modello allegato al Regolamento, dovrà essere allegato anche il rapporto di analisi. Su tali prodotti, i PIF e i PED effettuano controlli di laboratorio su almeno il 10 % delle partite.

Inoltre, le partite sono tenute sotto controllo ufficiale per un massimo di cinque giorni lavorativi in attesa dei risultati delle analisi; gli OSA devono dare notifica preventiva almeno due giorni lavorativi prima dell’arrivo di ogni partita; l’immissione in libera pratica è subordinata alla presentazione alle Autorità doganali, da parte dell’OSA, della dichiarazione vidimata dai PIF o dagli USMAF (PED); eventuali prodotti non conformi sono eliminati in condizioni di sicurezza o rinviati al Paese d’origine; le spese dei controlli ufficiali sono a carico dell’OSA.

L’11 aprile 2011 entra in vigore il Regolamento di esecuzione (UE) 351/2011, che modifica il Regolamento 297/2011: pubblica una tabella contenente i livelli massimi ammissibili di radiocontaminanti per prodotti alimentari e alimenti per gli animali (Bq/kg) e modifica in parte il modello della dichiarazione per l’importazione.

Sulla base dei controlli effettuati dagli Stati Membri e delle informazioni ricevute dalle Autorità Competenti del Giappone, che applicano le misure di controllo in modo corretto ed efficiente, si susseguono altri quattro Regolamenti europei, che modificano in parte l’elenco delle Prefetture colpite ed estendono il periodo dei controlli, fino ad arrivare al 31 marzo 2012:

  • Regolamento di esecuzione (UE) 506/2011 (23 maggio 2011)
  • Regolamento di esecuzione (UE) 657/2011 (7 luglio 2011)
  • Regolamento di esecuzione (UE) 961/2011 (28 settembre 2011 – Abroga il Regolamento 297/2011)
  • Regolamento di esecuzione (UE) 1371/2011 (21 dicembre 2011)

Attualmente, è in fase di discussione un nuovo Regolamento che darà disposizioni aggiornate sui controlli da eseguire ed estenderà ulteriormente il periodo di applicazione.

Le importazioni di alimenti dal Giappone in Italia rappresentano circa lo 0,5% rispetto al totale delle partite in arrivo da Paesi Terzi: in confronto, altri Paesi hanno un ruolo più importante, come ad esempio la Cina (9%) o la Turchia (7%). Nel 2011 in Italia sono stati effettuati 182 campionamenti con analisi per la ricerca di radionuclidi su alimenti provenienti dal Giappone, tutti con esito negativo, a dimostrazione della validità dei controlli effettuati dalle Autorità giapponesi sulle merci in uscita. Si tratta in prevalenza di prodotti della pesca e dell’acquacoltura e di alimenti di origine vegetale (soprattutto preparazioni alimentari e non prodotti freschi).

La situazione dei controlli eseguiti a livello europeo fino al 31 dicembre 2011, pubblicata dalla Commissione Europea all’inizio del 2012, indica che sono stati effettuati 2.376 controlli su alimenti e mangimi originari dal Giappone o su pesci provenienti dalle vicine zone di pesca del Pacifico, con solo 19 positività (0,8%).

In conclusione, si può affermare che il terremoto ed il maremoto che hanno colpito il Giappone hanno avuto dimensioni devastanti, e l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima ha provocato danni incalcolabili a persone, animali, cose, nelle zone limitrofe anche ad ampio raggio. Tuttavia, la reazione delle Autorità competenti italiane, europee e giapponesi è stata pronta, efficace e coerente, anche grazie al sistema RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed), che ha avuto un ruolo fondamentale per la rapida circolazione delle informazioni. Nel corso di questa crisi riguardante la sicurezza alimentare, pertanto, ha avuto di nuovo una valida applicazione l’analisi del rischio (costituita da valutazione, gestione e comunicazione) prevista dal Regolamento (CE) 178/2002.

Roma, 23 marzo 2012
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