Probiotici, prebiotici e simbiotici: cosa sono?

Agostino Macrì
18 Dicembre 2012
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L’intestino umano contiene un numero di batteri superiore al numero totale delle cellule che compongono il corpo, il cosiddetto microbiota intestinale, comunemente noto come “microflora intestinale”. Ognuno di noi possiede circa 1,5 kg di batteri per una superficie intestinale complessiva di 400 metri quadri, l’equivalente di due campi da tennis. La flora batterica intestinale di ciascun individuo è diversa da quella di chiunque altro; potremmo paragonarla a una sorta di carta d’identità, nel senso che lo caratterizza in maniera peculiare. Non esiste, infatti, un intestino che abbia composizione identica ad un altro, siano essi appartenenti anche a due persone gemelle con le medesime abitudini alimentari. Alla nascita, l’apparato gastrointestinale di un bambino è sterile, ma la sua colonizzazione inizia immediatamente dopo il parto ed è influenzata da una serie di fattori tra cui la dieta, la microflora intestinale e vaginale della madre, il contatto con il personale medico e infermieristico e le medicazioni cui il neonato è sottoposto. Poi mano a mano che il bambino cresce la composizione della microflora intestinale si assesta fino allo svezzamento. La microflora intestinale è un ecosistema complesso, costituito sia da batteri benefici che da batteri nocivi. I batteri benefici sono così chiamati in quanto svolgono una serie di azioni positive: potenziano il sistema immunitario, formano una barriera contro lo sviluppo di batteri e germi nocivi, ostacolano il passaggio di molte sostanze responsabili di allergie, producono utili vitamine (come la K e anche alcune del gruppo B) e degradano anche diversi composti tossici, impedendo che vengano assorbiti. Quando la microflora intestinale si trova nelle sue condizioni di normalità (o di equilibrio) significa che i batteri benefici, prevalendo in termini numerici, sono in grado di “tenere sotto controllo” i batteri nocivi grazie alle loro attività metaboliche. È importante quindi che la microflora intestinale sia bilanciata e cioè che i batteri benefici possano contrastare lo sviluppo dei batteri nocivi. Pertanto, una variazione nella composizione qualitativa o quantitativa della flora batterica –ovvero una rottura di quel delicato equilibrio prima citato– può compromettere la funzionalità dell’intestino, causando una serie di disturbi, quali ad esempio, meteorismo, diarrea, dolori e gonfiori addominali, stitichezza, intestino irritabile e malessere generale. I principali fattori che alterano l’equilibrio della microflora intestinale sono, ad esempio, una dieta scorretta, lo stress fisico, uno stile di vita frenetico, l’età che avanza, alcune patologie (ad esempio malattie infiammatorie croniche dell’intestino) e l’utilizzo di alcuni farmaci (inclusi per esempio gli antibiotici). L’assunzione di alcuni ceppi batterici come quelli contenuti negli alimenti probiotici può incrementare il numero di batteri benefici, influenzando così positivamente l’ecosistema intestinale. Molti dei microrganismi probiotici, infatti, sono simili ai batteri buoni del nostro intestino. (Agostino Macrì)
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