ANTITRUST: un monito per le partnership di alcune associazioni di consumatori

Redazione UNC
20 Gennaio 2020
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Comunicato stampa Unione Nazionale Consumatori I procedimenti Antitrust contro i produttori di pasta sono un monito per chi pubblica classifiche di qualità e attiva generiche partnership con industrie. Ministero Sviluppo Economico faccia chiarezza. Roma, 20 gennaio 2020 – “I recenti procedimenti Antitrust in materia di pasta devono essere un monito anche per le associazioni di consumatori” afferma l’avv. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, facendo riferimento alla conclusione, da parte dell’Antitrust, di cinque procedimenti istruttori riguardanti informazioni fuorvianti circa l’origine del grano duro utilizzato nella produzione di pasta, diffusi attraverso le etichette di Divella, Auchan, Cocco, De Cecco e Lidl. “E’ l’ennesima dimostrazione di quanto sia pericoloso rilasciare bollini di qualità, certificazioni e patenti di affidabilità” prosegue Dona, facendo riferimento ad alcune iniziative di alcune associazioni di consumatori che pubblicano classifiche di prodotto o attivano generiche partnership con il mondo dell’industria. “Per questo si fanno ogni giorno più urgenti delle indicazioni da parte del ministero dello Sviluppo Economico che torniamo a sollecitare per fare chiarezza sui rapporti che possono intercorrere tra aziende e associazioni di consumatori” conclude Dona. L’Antitrust ha reso obbligatori gli impegni presentati da Auchan, Cocco, De Cecco e Divella di modificare le etichette ed i rispettivi siti così da garantire al consumatore un’informazione completa, fin dal primo contatto, sull’origine (talvolta estera) del grano utilizzato nella produzione della pasta. Il nuovo set informativo permetterà così di evitare la possibile confusione tra provenienza della pasta e origine del grano. L’Autorità ha adottato inoltre un provvedimento di accertamento di una pratica commerciale scorretta attuata da Lidl, che non ha presentato impegni nel corso della procedura istruttoria. La pratica commerciale accertata consiste nell’aver ingannato i consumatori sulle caratteristiche della pasta a marchio “Italiamo” e “Combino”, inducendoli in errore sull’origine italiana della materia prima. Lidl è stata, quindi, condannata con una sanzione di 1 milione di euro.
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