PREZZI: la top ten dei rincari alimentari e non

Redazione UNC
15 Aprile 2022
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Pere +34,2%, olio non di oliva +25,9%, carote e carciofi +20,8%;  Luce mercato tutelato +103,4%, gas tutelato +86,5%, luce libero +65,5%.

Roma, 15 aprile 2022 – L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat per stilare la classifica dei beni che a marzo hanno registrato i maggiori rincari, sia dei prodotti non alimentari che alimentari.

In testa alla top ten dei prodotti alimentari le pere che costano il 34,2% in più rispetto a marzo 2021. Al secondo posto l’olio diverso da quello di oliva che decolla del 25,9% e che certo risente dell’effetto Ucraina e delle restrizioni all’import dell’olio di girasole. Se, infatti, era già aumentato notevolmente nei mesi precedenti, ora segna addirittura un balzo del 6,9% rispetto a febbraio 2022, il record dei rialzi mensili tra i prodotti alimentari. Inoltre il dato provvisorio di marzo era “solo” a +23,3% a dimostrazione della progressione registrata a fine mese. Sul gradino più basso del podio Radici, bulbi non amidacei e altri vegetali (carote, finocchi, cipolle, aglio, asparagi e i carciofi, prodotto tipicamente pasquale) che salgono del 20,8% in un anno.

Al quarto posto i pomodori che volano del 20,6%. Seguono Altri vegetali coltivati per frutti che svettano del 18%, il burro (+17,6%) e, al settimo posto, il prodotto simbolo della cucina italiana, la Pasta (secca e fresca), con +16,5% (+2,4% il dato congiunturale). Poi le arance (+12,4%) e i cavoli (+12,2%). Chiudono la top ten i crostacei freschi con +11,4%.

In testa alla top ten dei prodotti non alimentari, l’Energia elettrica mercato tutelato che vince la non certo gratificante classifica con un raddoppio dei prezzi rispetto a marzo 2020, +103,4%. Al secondo posto il Gas del mercato tutelato, con un astronomico +86,5%. Medaglia di bronzo all’Energia elettrica del mercato libero con +65,5%.

“Nel mercato libero della luce si registra un incremento più basso del tutelato e questo per due ragioni. Nel libero prevalgono contratti a prezzo fisso e chi li ha sottoscritti prima di giugno 2021 ha fatto un affarone e l’altro motivo è che nel libero non sono costretti ad acquistare solo sui mercati spot, come purtroppo deve ancora fare Acquirente Unico (AU). Ci domandiamo cosa aspetti Arera a consentire ad AU di acquistare anche con contratti a medio-lungo termine” afferma l’avv. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Si ricorda che il dato tendenziale del gas del mercato libero non è disponibile, essendo entrato solo quest’anno nel paniere Istat.

Al quarto posto Altri carburanti (Gpl, metano, ricariche elettriche) con +46,7%, poi il Gasolio per riscaldamento (+37,4%), in sesta posizione il Gasolio per mezzi di trasporto (+34,5%), seguito dalla benzina (+26,4%).

Primo dei beni non energetici, in ottava posizione, i Film in dvd e il download di film (+20,8%), poi le autoscuole con +16,2%. Chiudono la top ten gli Apparecchi per la telefonia fissa che salgono del 15,4%.

“La cattiva notizia è che i rialzi dei beni energetici continuano a tenere l’inflazione a livelli record. Senza i rincari di luce, gas e benzina l’inflazione di marzo sarebbe a +2,5% invece che a +6,5%. E questo considerando solo gli effetti diretti e non anche quelli indiretti conseguenti agli aumenti dei costi di trasporto e di produzione delle imprese che vengono poi traslati sui consumatori finali, dalla frutta (+7,6%) alla verdura (+11,8%). La buona notizia è che l’Istat ha attestato che intervento del Governo, la riduzione dell’Iva sul gas al 5% e delle accise sui carburanti di 25 cent, ha avuto risultati nel calmierare i prezzi, per quanto del tutto insufficienti. Bisogna, quindi, non solo proseguire con questa politica fiscale, ma raddoppiare le risorse stanziate. Sarebbe un suicidio far risalire le accise di benzina e gasolio già il 2 maggio. E’ una pessima idea delegare alla sola politica monetaria della Bce il raffreddamento dei prezzi, perché i conseguenti maggiori tassi di interesse avranno effetti devastanti su investimenti, mutui delle famiglie e onere del debito pubblico, senza peraltro rimuovere alcuna delle cause dell’inflazione” prosegue Dona.

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