Perché i supermercati stanno togliendo il termine minimo di conservazione dai prodotti

Martina Benini
17 Ottobre 2022
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Nel Regno Unito la catena di supermercati Waitrose, con più di 300 punti vendita, ha deciso di togliere il “termine minimo di conservazione” da oltre 500 prodotti freschi, soprattutto frutta e verdura preconfezionata. 

Il motivo dell’iniziativa è cercare di limitare gli sprechi alimentari. Quando un prodotto riporta la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”, infatti, non significa che oltre la data indicata il prodotto scada. Si tratta del cosiddetto “termine minimo di conservazione”: il prodotto rischia di perdere alcune caratteristiche organolettiche (profumo, gusto, sapore) ma può ancora essere consumato e non rappresenta una minaccia per la salute.

Si stima che in Europa il 10% degli sprechi derivi da una scorretta lettura delle etichette e che molti consumatori e consumatrici non abbiano chiara la differenza tra “da consumare entro”, che indica la data di scadenza e “da consumarsi preferibilmente entro”, che indica il Termine minimo di conservazione).

La differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione

La data di scadenza, con la dicitura “da consumarsi entro”, indica la data entro la quale un prodotto può essere consumato senza che questo possa costituire un rischio per la propria salute. Invece il termine minimo di conservazione, “da consumarsi preferibilmente entro” riporta una data stimata dal produttore entro cui il prodotto presenta le sue qualità al meglio. Consumare un prodotto oltre questa data non costituisce un rischio per la salute ma potrebbero perdersi appunto alcune delle sue caratteristiche. 

Cosa fare quando un prodotto ha superato il termine minimo di conservazione

Nei casi in cui non ci sia la data di scadenza ma un termine minimo di conservazione il prodotto deve essere “valutato” prima di essere consumato. Si osserva l’aspetto, si verifica l’odore e si assaggia il prodotto e, se non si rilevano differenze rispetto a come tipicamente si presenta il prodotto nelle condizioni ottimali, lo si può consumare senza rischi.

Per fare alcuni esempi, si stima che il pane confezionato possa essere consumato fino a 7 giorni oltre il termine minimo di conservazione (tmc). Prodotti a base di carne confezionati, come affettati, prodotti di salumeria crudi, cotti, stagionati durano fino a 1 mese oltre il tmc.

Dolci e biscotti confezionati, confetture e conserve, farine e cereali, pasta secca, riso, cous-cous, snack secchi dolci e salati durano fino a 1-2 mesi oltre il termine.

Pomodori pelati e salsa di pomodoro, cetrioli, cipolle, conserve vegetali sottaceto e altri cibi in scatola possono essere consumati 3/4 mesi dopo la data indicata.

Latte di mucca UHT, spezie ed erbe aromatiche, salse come maionese, ketchup e senape, succhi di frutta hanno una stima di 6 mesi oltre il tmc e ci sono prodotti che fino a un anno oltre il tmc risultano perfettamente conservati, come il caffè macinato, tè e infusi, olio, acqua in bottiglia e tonno sottolio. Il caffè macinato ad esempio può essere consumato fino a 1 anno oltre il tmc, anche se dopo perde l’aroma.

Articolo realizzato nell’ambito del progetto Save&safe – save planet, safe people,  finanziato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per l’anno 2020 ai sensi dell’art. 72, comma 1 del d.lgs 117/2017 s.m.i. – Avviso 2/2020 

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