Reclamo N° 97682
Antonia
04 Maggio 2018
Salve.
Vorrei sottoporre alla vostra attenzione un caso, purtroppo ancora in essere, di truffa da parte di Tim.
Mio marito lavora con Partita Iva.
La linea fissa gli serve per la connessione internet.
Lo scorso ottobre, Tim lo contatta insistentemente per proporgli un cambio di contratto, che non offre grandi vantaggi rispetto a quello che (già TIM) aveva, se non quello di poter abbinare GRATUITAMENTE un numero di cellulare a sua scelta.
Ora, nonostante il mio traffico fosse piuttosto limitato (avevo una ricaricabile Vodafone da 12€ al mese e non la usavo nemmeno tutta), mio marito mi sottopone la proposta e decidiamo di accettare la nuova offerta TIM.
Essendo sempre TIM, la bolletta del fisso continua a essere domiciliata sul conto della Partita Iva di mio marito.
Verso fine 2017, a mio marito arriva una bolletta della TIM; non vi presta molta attenzione perché dà per scontato che si tratti del nuovo contratto per il fisso e che sarà pagata in automatico dalla banca.
A fine gennaio, il mio telefono viene bloccato. Il messaggio automatico dice che non ho credito.
Mio marito rispolvera la bolletta arrivata qualche settimana prima, importo 72.49€, e non capisce a cosa si riferisca.
Telefoniamo all'assistenza.
Dopo l'ennesima attesa e l'ennesimo rimpallo tra un operatore e un altro, ci dicono che la bolletta deve essere pagata (nella busta c'era anche il bollettino postale) e che l'importo verrà detratto dalla cifra che mio marito paga per il fisso.
Prendiamo per buona la cosa.
In urgenza, pago attraverso LottoMatica: 2€ di commissione.
Qualche settimana fa, arriva un'altra bolletta, importo 47,90.
Paghiamo con bollettino postale prima che mi blocchino ancora il telefono.
Nella fattura, INTESTATA A MIO MARITO MA RELATIVA AL MIO NUMERO, si fa riferimento al periodo coperto (due mesi) e si dice che quella successiva sarà emessa a metà aprile.
Richiamiamo subito l'assistenza.
Il primo operatore, che risponde dalla Romania, primo di una lunghissima serie, ci dice sinteticamente: "Ah, siete in tanti, vi passo subito il commerciale".
Da qui ha inizio un vero calvario di attese e telefonate inconcludenti, tra 119 e 191, ciascuno dei quali rimbalza sull'altro la responsabilità della gestione del nostro caso.
Scopriamo infine che il mio numero, che avrebbe dovuto essere abbinato GRATUITAMENTE al fisso di mio marito, vive di un contratto proprio, intestato però - come vi dicevo - a mio marito.
L'ultima operatrice TIM che abbiamo sentito in quell'occasione, voce umanamente partecipe e mal celatamente affranta, ci dice cosa occorre fare:
scrivere un'email all'indirizzo PEC della TIM dove richiediamo che ci venga mandata la registrazione del contratto stipulato telefonicamente da mio marito a ottobre 2017, e dove spieghiamo la situazione e richiediamo il rimborso di tutte le bollette pagate finora per il mio numero "gratuito"...
A oggi, 4 maggio 2018, non ci è arrivata alcuna risposta da TIM.
Nel frattempo, ovviamente, abbiamo ricevuto la fattura emessa ad aprile. Importo: 55,19 €, da pagare con bollettino postale.
Ancora oggi abbiamo provato a chiamare, ma in tutte e quattro le occasioni in cui abbiamo parlato con un operatore, una volta che questo ci passava il commerciale, dopo qualche parola con quest'ultimo, la linea diventava muta e la comunicazione veniva chiusa.
Anche oggi, uno spontaneo operatore albanese, prima di passarci il commerciale, aveva esclamato: "Siete tantissimi!".
Ci sentiamo IMPOTENTI e FRUSTRATI oltre che DERUBATI e INGANNATI.
Cosa possiamo fare perché giustizia sia fatta?
Grazie in ogni caso, saluti,
A.O.
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