A proposito del lime

Agostino Macrì
4 Settembre 2012
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Di agrumi ne esistono un gran numero di tipi che hanno caratteristiche organolettiche anche molto diverse fra loro. In Italia conosciamo soprattutto le arance, i limoni ed i mandarini con le tante varietà. Ma abbiamo anche i cedri, il bergamotto, i pompelmi, ecc. ed altri agrumi di cui molti sono di importazione. Vengono utilizzati per l’alimentazione diretta o, anche, sotto forma di marmellate e succhi di frutta. Esiste poi un largo uso come ingredienti alimentari da accompagnare a varie pietanze (fritti, arrosti, macedone di frutta, ecc.).  Un uso molto diffuso è anche quelli di ingredienti di cocktail o di bevande alcoliche come il vino o alcuni tipi di birra. Il nostro Paese ha una grande tradizione agrumaria ed i suoi prodotti (soprattutto quelli del Sud) sono noti in tutto il mondo. Tuttavia da diversi anni la produzione nazionale dovrebbe aver subito un forte decremento in quanto nei mercati sono gli agrumi di altri Paesi (Spagna in testa, ma anche del Sud America e del Sud Africa) a farla da padroni ed a prezzi anche fortemente competitivi. Per un consumatore il fenomeno è difficilmente comprensibile anche perché viaggiando per la Sicilia o altre Regioni è normale vedere le piante di arance o limoni carichi di frutti che non vengono raccolti e magari andare in un supermercato e trovare frutti analoghi di importazione. Probabilmente questo fenomeno è dovuto al fatto che le catene della grande distribuzione hanno la necessità di garantire ai propri clienti la continuità dell’offerta, anche fuori della stagionalità, e tale garanzia non può essere assicurata dai prodotti italiani. Le bibite gassate o i succhi di frutta a base di agrumi sono ampiamente diffusi e, nella maggior parte dei casi, hanno dei marchi che richiamano una produzione italiana. In molti supermercati sono anche venduti (spesso sotto forma di offerte speciali) anche succhi di arancia di Paesi quali l’Austria , la Germania, l’Olanda in cui la coltivazione di agrumi è praticamente impossibile. La realtà è che la quasi totalità di succo di arancia come “materia prima” proviene dal Brasile o dalla California e garantisce una approvvigionamento costante sia in quantità che in qualità, come viene richiesto dalle industrie alimentari. Anche il succo di arance “rosse di Sicilia” può essere fatto con succo di importazione a cui vengono aggiunti dei coloranti rossi naturali e questo si può accertare leggendo accuratamente le etichette (ad esempio aggiunta di antociani o di carotenoidi). La situazione sfavorevole per il nostro Paese è accentuata dal fatto che la gran parte delle bevande a base di frutta (gassate o no) viene prodotta da multinazionali che utilizzano come materie prime quelle che assicurano una qualità costante del prodotto finito. Un aspetto particolarmente significativo è rappresentato dal lime. Come è noto si tratta di un agrume di piccole dimensioni che può essere facilmente confuso con un limone acerbo e che viene prodotto nel Centro e Sud America. Si deve segnalare che le regole per le produzione e la conservazione degli agrumi sono molto rigorose e tendono ad evitare le presenza di sostanze chimiche (pesticidi, fitofarmaci, conservanti). In Italia c’è un controllo diretto sulla filiera di produzione e la stessa cosa è più complicata per i prodotti di importazione. In ogni caso i prodotti di importazione dovrebbero essere etichettati sia per l’origine che per eventuali trattamenti. Queste etichette si possono trovare sulle cassette, ma non sui prodotti venduti allo stato sfuso. Sembra che il lime sia insostituibile nella preparazione del “mojito”, un cocktail considerato di rara prelibatezza, di origine cubana a base di rum. Ovviamente il consumo di questa bevanda, ad elevato tasso alcolico, è diffuso anche in Italia e di conseguenza bisogna importare il lime. Il frutto si trova facilmente in tutti gli esercizi che vendono la frutta anche in tutte le Regioni italiane comprese le piccole isole come le Eolie. Il volume dei lime importati dovrebbe essere quindi notevole anche se i nostrani limoni sono ridotti al rango di oggetto decorativo delle piante in quanto non vengono raccolte. Il consumo di bevande alcoliche dovrebbe essere scoraggiato, tuttavia non è comprensibile la necessità di ricorrere all’uso di un ingrediente come il lime, quando in Italia esistono i limoni nazionali. Probabilmente qualche barman prepara il “mojito” aggiungendo succo di limone (magari acerbo) nostrano e difficilmente qualcuno se ne accorge. Non si può pensare ad una variante italiana del “mojito” sostituendo il lime con il limone? Soltanto i profondi conoscitori di cocktail saranno in grado di verificare le differenze di gusto e non è detto che la eventuale versione “italiana” sia peggiore. Certo sarebbe una buona cosa incrementare il consumo di agrumi nazionali, ma sarebbe necessario che i consumatori aprano gli occhi e si dedichino a controllare con attenzione le etichette ed a capire quali sono i frutti nazionali e quelli di importazione. Si potrebbe cominciare boicottando l’acquisto del lime sostituendolo con il comunissimo limone nostrano.
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