Acqua contaminata con arsenico

Agostino Macrì
8 Gennaio 2013
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Da circa dieci anni l’UE ha stabilito che nell’acqua potabile il limite massimo tollerabile di arsenico non deve essere superiore a 10 ppb. Questo valore scaturisce da una serie di valutazioni scientifiche che hanno visto impegnati i più autorevoli scienziati a livello internazionale. In diverse regioni italiane esistono delle zone in cui l’arsenico è presente nel suolo a concentrazioni piuttosto elevate e di conseguenza le acque di quelle zone lo contengono naturalmente in concentrazioni nettamente superiori a quelle t ollerate. In considerazione di questo fenomeno naturale, al nostro Paese è stata concessa una deroga di poter continuare ad utilizzare l’acqua con concentrazioni di arsenico superiori a 10 ppb sino alla fine del 2011 per dare il tempo di installare i necessari depuratori e fornire finalmente ai cittadini un’acqua con tutti i requisiti di sicurezza. Questo lavoro è stato fatto in quasi tutte le acque contaminate ad eccezione di alcune regioni ed in particolare Trentino, Lombardia, Toscana e, soprattutto, Lazio. L’Unione Europea, viste le difficoltà incontrate per realizzare gli impianti di depurazione, ha concesso una ulteriore proroga sino alla fine del 2012 che ha consentito l’utilizzazione di acqua contenente fino a 20 ppb di arsenico. L’Unione Nazionale Consumatori ha richiesto alle Regioni destinatarie della proroga, di fornire informazioni in merito all’andamento dei lavori di installazione dei depuratori. L’unica Regione a non aver dato una risposta è stata il Lazio e per questo motivo proprio alla fine del 2012, in prossimità della scadenza della proroga è stata sollecitata una risposta ribadendo la richiesta di fornire informazioni in merito all’andamento dei lavori ed anche i risultati delle analisi controllo fatte sulle acque destinate al consumo umano. A tutt’oggi non è pervenuta nessuna risposta da parte della Regione Lazio. Dagli organi di comunicazione si è venuti a conoscenza che l’acqua fornita dagli acquedotti della Provincia di Latina è finalmente rientrata nei parametri stabiliti dalla UE. Risulta però che nella Provincia di Viterbo il problema non è stato risolto e che per fornire l’acqua si fa ricorso ad autobotti che raggiungeranno le località dove l’acqua degli acquedotti contiene arsenico a concentrazioni superiori a 10 ppb. Nonostante il disservizio, ai cittadini viene richiesto di continuare a pagare regolarmente le bollette anche se l’acqua potabile non raggiunge i loro rubinetti. Si ritiene pertanto inderogabile che venga riattivata la normale utenza dell’acqua potabile che rispetti il limite di 10 ppb di arsenico. La nostra Unione si riserva di intervenire richiedendo un intervento dei competenti organi Giudiziari per avviare le necessarie indagini ed eventualmente sanzionare i colpevoli del disservizio. (Agostino Macrì)
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