Cibo o alimentazione spazzatura?

Agostino Macrì
22 Aprile 2014
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Tra i giovani ed i giovanissimi, ma non solo, è molto diffuso il consumo di cibi ipercalorici che vanno dalle merendine alle bevande gassate zuccherate, dai pasti veloci nei fast food ai tanti snack salati di cui molti ignorano le quantità di grasso che contengono. A questo tipo di alimentazione viene troppo spesso associata una vita sedentaria che non si limita al periodo di tempo in cui si è impegnati nelle attività lavorative e di studio, ma anche ai momenti di libertà. Infatti, il divano di casa posto davanti al televisore oppure le attività ludiche esercitate con i videogiochi sono molto gettonati e spesso accompagnati dal voluttuoso consumo di caramelle, cioccolatini, noccioline e un bicchiere di bevanda analcolica o moderatamente alcolica. Sembra essere fuori discussione che questi stili di vita siano i responsabili della preoccupante comparsa della obesità e del soprappeso in molti giovani. Non è difficile prevedere che questi giovani una volta divenuti adulti non cambieranno facilmente il loro stile di vita: con ogni probabilità tenderanno anche ad accentuare i comportamenti scorretti magari introducendo anche fumo e alcol. L’aumento di peso è un fattore di rischio da non sottovalutare, in quanto indica il possibile insorgere di malattie come il diabete, l’ipertensione, l’infarto, i problemi cardiocircolatori e certi tipi di cancro. Molte sono le voci che si scagliano contro alcuni alimenti chiamandoli “spazzatura”. Probabilmente si parla spesso senza conoscere le tecnologie che sono alla base di questo tipo di alimenti: anche se sembra paradossale, si tratta di prodotti molto sicuri e, forse purtroppo, anche molto gradevoli. Le aziende che li producono sono ovviamente interessate a venderne le maggiori quantità possibili e i consumatori non sanno resistere alle lusinghe delle tante golosità. Certo esistono delle situazioni limite come alcune barrette che sono un concentrato di calorie e possono contenerne un centinaio per ogni dieci grammi. Sarebbe consigliabile, quindi, ridurre l’uso di quegli alimenti che hanno un elevato contenuto di calorie (ad esempio oltre 400-500 kcalorie per cento grammi). L’Unione Europea con il Regolamento 1165 del 2012 ha lanciato un chiaro segnale sulla necessità di informare ed educare i cittadini ad un consumo consapevole degli alimenti suggerendo loro di andare a leggere le etichette dove sono riportate le calorie per ogni 100 grammi. Questo viene però spesso tranquillamente ignorato dai consumatori ed allora intervengono le Autorità con soluzioni più o meno bizzarre che vanno dai semafori proposti dagli inglesi, alla tassazione delle bevande zuccherate proposte dai francesi. In Italia ci ancoriamo alla “dieta mediterranea” senza però renderci conto che alla base di questa dieta, assolutamente ipercalorica, c’era una imponente attività fisica. Se da oggi ogni giorno mangiassimo mezzo chilo di pane, due etti di pasta ben condita, un pezzo di formaggio, un chilo di frutta matura “innaffiando” il tutto con del buon vino rosso probabilmente avremmo delle percentuali di persone obese molto superiori a quelle esistenti. Andrebbe anche sottolineato che i nostri nonni o bisnonni praticanti della dieta mediterranea, non mangiavano carne per il semplice motivo che non ne avevano. Salvo rare eccezione non esistono quindi “cibi spazzatura”, ma soltanto “comportamenti alimentari spazzatura” o quanto meno disdicevoli. Le informazioni su come comportarsi, come evidenziato dalle Linee Guida dell’ex INRAN, ci sono: basta soltanto andarle a cercare. La realtà è che tutti noi cerchiamo delle argomentazioni che giustifichino i nostri comportamenti scorretti anche nei confronti dei nostri figli; eppure la soluzione c’è ed è molto semplice. Basta mangiare e bere moderatamente i tanti alimenti di origine vegetale ed animale a nostra disposizione nei limiti delle 1800-2000 kcal al giorno e fare un adeguato movimento fisico. Per il calcolo delle calorie si possono leggere le etichette che accompagnano gli alimenti trasformati, per gli altri (frutta verdura, carne, pane, pesce) le informazioni sono facilmente disponibili e reperibili dai tanti siti istituzionali come quello dell’ex INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, soppresso e assimilato al CRA, Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura) sopra indicato. (Agostino Macrì, Fonte “Cibo e salute” de La Stampa del 6.4.2014)
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