Interferenze tra farmaci e alimenti: ecco cosa fare

Agostino Macrì
17 Luglio 2013
Condividi su
Molte persone hanno la necessità di assumere farmaci per prevenire o curare delle malattie sia sporadicamente sia in modo continuo. La via di assunzione orale è la più frequente e l’industria farmaceutica ha messo a punto molte formulazioni che consentono di renderle facilmente accettabili e soprattutto di fare in modo che i principi attivi siano realmente efficaci nel contrastare le malattie. Per tutti i farmaci “sistemici” è infatti importante che siano assorbiti e che entrino nel circolo sanguigno raggiungendo gli organi e/o i tessuti sui quali debbono esercitare la loro azione. I farmaci, una volta introdotti nell’apparato digerente, prima di essere assorbiti devono superare la “barriera” gastrointestinale dove entrano in contatto con numerose sostanze chimiche organiche e inorganiche “fisiologiche”, sviluppando delle reazioni che potrebbero limitarne gli effetti farmacologici. Per evitare questo problema sono state elaborate delle formulazioni in grado di evitare questo genere di reazioni; ad esempio, esistono specialità medicinali “gastroresistenti” che consentono ai principi attivi di superare indenni l’acidità dei succhi gastrici. Esiste però un altro problema rappresentato dal cibo che contiene migliaia di sostanze chimiche alcune delle quali molto “reattive” e in grado di interagire con altre sostanze con cui vengono a contatto, inclusi alcuni farmaci. Sono molti i casi ampiamente dimostrati di farmaci che vengono inattivati in modo più o meno significativo dalla interazione con alcuni alimenti. Alcuni antibiotici della famiglia delle tetracicline devono essere assunti separatamente dal latte e dai suoi derivati in quanto il calcio presente in questi alimenti ne diminuisce l’attività terapeutica. Gli alimenti ad elevato contenuto di vitamina K (pomodori, lattuga, verze, fegato) sono in grado di ridurre gli effetti dei farmaci anticoagulanti. La liquirizia può dare ipertensione ed ipotassiemia limitando gli effetti dei farmaci antidepressivi. Le bevande alcoliche possono interferire significativamente sul metabolismo dell’insulina, creare irritazione sulla mucosa gastrica alterando i normali processi di assorbimento; agire sul sistema nervoso centrale influendo in modo significativo sugli effetti collaterali degli antistaminici e degli ansiolitici. Particolare è il caso del pompelmo che ha la capacità di inibire l’azione di enzimi (citocromi) presenti nel fegato che hanno la funzione di trasformare alcune sostanze riducendone la tossicità. Il nostro organismo è in grado di trasformare la struttura di alcuni farmaci e può capitare che il principio attivo efficace sia diverso da quello che viene somministrato. Un esempio è rappresentato dalla Terfinidina che, grazie appunto all’azione del “citocromo”, viene trasformato in Fexofenadina che ha una attività antistaminica. In mancanza della attività del citocromo l’organismo assorbe direttamente la Terfinidina, che ha una azione cardiotossica, e le conseguenze possono essere molto gravi. Proprio a seguito della morte di una persona che aveva bevuto succo di pompelmo e assunto contemporaneamente un farmaco a base di Terfinidina, la vendita dello stesso farmaco è stata proibita. Le industrie farmaceutiche che intendono mettere in commercio un nuovo farmaco debbono effettuare una complessa serie di studi che ne dimostri l’efficacia e, soprattutto, la sicurezza. Tra questi studi sono previste anche delle indagini sulle possibili interazioni tra alimenti e farmaco in studio. I risultati di queste indagini devono essere resi disponibili per evitare che i pazienti vadano incontro a pericolosi effetti collaterali; per questo motivo vengono riportate nei foglietti illustrativi che accompagnano le diverse specialità medicinali. Ovviamente i medici sono a conoscenza dei potenziali effetti negativi nella interazione tra farmaci e alimenti e hanno un ruolo fondamentale per garantire la sicurezza dei farmaci. I consigli che si possono dare sono i seguenti. a)    il consumo dei farmaci deve essere limitato ai casi di effettiva necessità; b)    evitare il “fai da te” e seguire i consigli del medico anche per i farmaci da banco che non necessitano di ricetta per il loro acquisto (a tal proposito esiste anche un’utile App dell’Unione Nazionale Consumatori, realizzata in collaborazione con Anifa, chiamata “Automedicazione”); c)    il medico fornisce ogni indicazione sulle modalità di assunzione e in particolare se a     digiuno o in associazione con gli alimenti; d)    in ogni caso è di fondamentale importanza leggere le informazioni contenute nel foglietto illustrativo. In caso di dubbi rivolgersi al medico o al farmacista.
Condividi su: