Olio in tavola nei ristoranti: vecchia ampolla addio oppure no?

Agostino Macrì
29 Maggio 2013
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Il “set” classico dei condimenti, che comprende una ampolla per l’olio, una per l’aceto e due boccettine con il tappo forato per il sale ed il pepe è un componente presente quasi sempre nelle tavole dei tanti luoghi di ristorazione collettiva. Non sempre le ampolle sono (o meglio erano) “gestite” in modo ineccepibile ed i casi di depositi sul fondo, di untuosità sulla superficie esterna e di olio e di aceto apparentemente di scarsa qualità non sono (o meglio non erano) del tutto infrequenti. Una soluzione al problema è stata infatti trovata con la Legge n. 9 del 14 gennaio 2013 che sostanzialmente impone l’utilizzazione di bottigliette di olio con una chiusura “antirabbocco”; in pratica è possibile impiegare soltanto bottiglie monouso che, una volta finito l’olio, debbono essere buttate via. Ovviamente per il ristoratore i costi aumentano perché un conto è acquistare una bottiglia da un litro o una lattina da 5 litri con cui fare i rabbocchi e un altro è quello di acquistare un numero equivalente in volume di eleganti bottigliette da 200 ml da buttare via quando sono svuotate del loro contenuto. Con l’oliera classica bisogna fare affidamento sulla serietà dei ristoratori che dovrebbero usare soltanto olio di ottima qualità e mantenere puliti i recipienti. Con le bottiglie “monouso” i consumatori hanno la possibilità di controllare la qualità dell’olio che deve essere descritta in etichetta, la sua origine geografica ed anche la data di scadenza. Quindi, dettaglio di non poco conto, si può essere garantiti della “freschezza” dell’olio. Le stesse accortezze non sembra che siano obbligatorie per le bottiglie dell’aceto e per il sale e il pepe. A proposito del sale alle volte si trova in barattolini mescolati a chicchi di riso per assorbire l’umidità, ma non sempre è facile convincere il sapido condimento a farlo uscire dall’apposito coperchio forato. In ogni caso l’attenzione del legislatore si è accentrata sull’olio e in particolare quello extravergine di oliva. La Commissione dell’Unione Europea ha predisposto un provvedimento che riprende le citate norme del nostro Paese che obbligano appunto i ristoratori a mettere in tavola esclusivamente bottiglie di olio adeguatamente etichettate in modo da non truffare il consumatore. Si è trattato di un provvedimento che non ha trovato larghissimi consensi in quanto soltanto circa la metà dei paesi dell’UE era d’accordo. Probabilmente proprio lo scarso entusiasmo dimostrato da diversi partner comunitari, ha convinto il Commissario dell’Agricoltura Dacian Ciolos a fare marcia indietro e di fatto a ritirare il provvedimento comunitario anti-rabbocco. La decisione è stata motivata dal fatto che il provvedimento non trovava il consenso dei consumatori e dei ristoratori ed anche che ci sarebbe stato un problema ambientale legato ai trasporti e allo smaltimento delle bottigliette. La ragione della marcia indietro è probabilmente di carattere economico. La obbligatorietà delle bottiglie anti-rabbocco avrebbe di fatto favorito i paesi mediterranei che sono gli unici in Europa a produrre olio. I paesi del Nord Europa invece non ne avrebbero tratto alcun vantaggio e addirittura si sarebbero trovati a dover pagare qualcosa in più. La marcia indietro è stata fortemente criticata nel nostro Paese e si è molto insistito sul fatto delle conseguenze negative per il settore produttivo dell’olio di oliva italiano; le diverse prese di posizione lasciano ritenere che il principale problema per il nostro Paese sia quello di tutelarne l’immagine e soprattutto, la commercializzazione. Minore “entusiasmo critico” è stato dimostrato nei confronti degli interessi dei consumatori. La norma comporta sicuramente dei costi aggiuntivi ai ristoratori che, inevitabilmente, li fanno ricadere sul conto che viene presentato alla fine del pasto. Da un punto di vista della sicurezza alimentare dell’olio i benefici dovrebbero essere modesti, mentre la qualità organolettica potrebbe in alcuni casi migliorare. Questi aspetti andrebbero spiegati ai cittadini con chiarezza e andrebbe detto in modo esplicito che a fronte di qualche piccolo beneficio “salutistico” e di una modesta spesa a carico dei consumatori, si ottengono importanti vantaggi per l’intero settore produttivo dell’olio di oliva italiano; probabilmente in questo modo si può trovare un maggiore consenso da parte di più vasti strati dell’opinione pubblica a sostegno delle iniziative intraprese dal nostro Paese presso le Autorità comunitarie. In attesa che ci sia un chiarimento normativo a livello europeo, si ricorda che sono ancora in vigore le norme nazionali che, di fatto, obbligano i ristoratori a portare in tavola olio di oliva in contenitori preconfezionati ed impedirne il rabbocco e che i consumatori hanno il diritto di richiedere che queste norme vengano rispettate.
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