Legge “antisprechi”: intervista all’on. Maria Chiara Gadda

Mauro Antonelli
11 Gennaio 2019
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Vale 12 miliardi di euro ogni anno lo spreco alimentare in Italia. A dirlo sono gli ultimi numeri diffusi dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Per abbattere questa montagna di scarti, prodotti per circa il 50% tra le mura domestiche, l’Italia si è dotata di una legge ad hoc, la n. 166/2016.
Gadda
L’onorevole Maria Chiara Gadda

Onorevole Gadda, da quali esigenze nasce questa legge?

Trasformare lo spreco in una opportunità e ridare valore ai prodotti in eccedenza, a partire dal cibo. Recuperare significa dare nuova vita a beni assolutamente utilizzabili, e questo ha un impatto ambientale, economico e sociale, a partire dal contrasto alla povertà. La norma fornisce un quadro normativo su tutto ciò che riguarda la donazione di beni in materia di fiscalità, rispetto delle prassi igienico-sanitarie, responsabilità civile. In sintesi, chiarisce chi può fare cosa, e con quale responsabilità. Con l’approvazione della legge di bilancio 2018 il suo ambito di applicazione è stato ampliato: oltre a farmaci e alimenti, da oggi sarà possibile donare anche prodotti per l’igiene personale e della casa e la cancelleria.

È possibile tracciare un primo bilancio dei risultati ottenuti finora?

Questa legge ha avuto anche un forte impatto culturale e oggi finalmente si parla di questi temi. Le donazioni di cibo sono aumentate in qualità e quantità. È in crescita il numero dei donatori, degli enti del terzo settore impegnati e si è registrato un +20% sulla media nazionale con numeri molto elevati al Nord, mentre al Sud si è attivato un percorso che in passato stentava a decollare. La legge interviene in tutti i luoghi in cui si genera eccedenza all’interno della filiera agro-alimentare.

In questo processo virtuoso quanto conta il concetto di rete?

Perché questa legge funzioni è necessario il gioco di squadra di tutta la filiera del dono: le istituzioni pubbliche e gli enti locali, le imprese, il terzo settore, gli ordini professionali e tutti quei soggetti che possono contribuire alla divulgazione di questa iniziativa, come i media, gli insegnanti e, ovviamente, le associazioni dei consumatori.

È in quest’ottica che si sviluppano progetti come LIFE-Food.Waste.StandUp, di cui è promotrice anche l’UNC. Come valuta questa iniziativa?

L’UNC ha un ruolo fondamentale dal punto di vista culturale per informare, formare ed educare i cittadini sull’uso consapevole delle risorse e sul tema degli sprechi, buona parte dei quali viene prodotta proprio nelle nostre case. Ciò è dovuto spesso a errate abitudini di acquisto, consumo e conservazione dei prodotti. Ad esempio, molte persone non conoscono la differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione. Con questa legge viene assegnato un ruolo chiave all’eccedenza prima che diventi rifiuto, quindi a prodotti che sono buoni, sani e consumabili, ma che non sono più commercializzati per carenza di domanda o per difetti nel confezionamento che non ne pregiudicano la salubrità. Partendo da questa consapevolezza ognuno può contribuire a rendere l’economia del Paese realmente circolare, sostenibile sul piano ambientale e sociale.
Data: 11 gennaio 2019 Autore: Rocco Bellantone
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