Cartelle cliniche in condivisione, l’Ue accelera i tempi

Mauro Antonelli
5 Marzo 2019
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L'immagine di un medico che consulta una cartella clinica al computer Quando si soggiorna all’estero una delle preoccupazioni più comuni è cosa fare qualora, in caso di incidente o di problemi di salute, si debba ricorrere a cure mediche. Anche se ci si trova in Paesi europei spesso si tratta di situazioni complicate da gestire, e non solo per via della lingua diversa. L’ostacolo principale, infatti, è riuscire a comunicare al personale sanitario della struttura a cui ci si rivolge il proprio quadro clinico. Per ovviare a questa problematica a inizio febbraio la Commissione europea ha presentato una serie di raccomandazioni ai Paesi membri affinché collaborino per creare un sistema sicuro – in linea con quanto previsto dal Gdpr (General Data Protection Regulation) – che permetta ai professionisti sanitari di avere accesso ai documenti sanitari elettronici dei loro pazienti, a prescindere dallo Stato di provenienza di quest’ultimi purché sia dell’Ue.

Qual è la situazione attuale?

Nell’Unione Europea è in vigore attualmente la direttiva 2011/24 che consente ai cittadini europei di potersi curare in ogni Paese membro seppur con delle limitazioni che riguardano, nello specifico, l’assistenza sanitaria on line. Su questo specifico fronte nel 2012 è stato istituito a Bruxelles un eHealth Network, organismo il cui scopo è promuovere lo sviluppo e la diffusione dell’erogazione dei servizi sanitari sul web. Negli ultimi anni l’eHealth Network ha fatto molti passi in avanti, il più importante dei quali è rappresentato dalla creazione di un’infrastruttura connessa alle reti nazionali e che consente l’interscambio di dati dei fascicoli sanitari regionali di ogni Paese membro. In Italia le regioni più all’avanguardia in tal senso sono l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto, le quali hanno “aperto” agli altri Stati membri i fascicoli sanitari elettronici dei propri residenti. Mentre in Europa esperimenti interessanti sono portati avanti dalla Finlandia, i cui cittadini possono acquistare medicinali in Estonia con la ricetta del loro medico, e in Lussemburgo, i cui medici presto potranno consultare i profili sanitari sintetici dei pazienti cechi. È chiaro che i Paesi più grandi, o con un maggior numero di abitanti, fanno più fatica a mettere in condivisione i dati sanitari dei loro cittadini. Ma la Commissione Europea è convinta che la strada da continuare a perseguire sia quella della comunicazione e dello scambio di informazioni, motivo per cui al più presto dovranno essere scaricabili e consultabili in ogni Stato membro i responsi delle analisi di laboratorio, le lettere di dimissione ospedaliera e i referti di imaging.

Quali sono i vantaggi della condivisione dei dati sanitari?

I vantaggi di questo nuovo corso sono facilmente intuibili. Come detto, in caso di incidente durante un viaggio in un Paese dell’Ue il paziente avrebbe modo di far conoscere al medico che lo ha preso in cura la propria cartella clinica in tempo reale, facendogli sapere preventivamente se soffre di patologie croniche, di allergie o intolleranze a determinati farmaci. Ciò renderebbe più tempestive ed efficaci le cure, oltre a far risparmiare tempo (perché non si ripeterebbero più esami a cui il paziente si è già sottoposto) e a ridurre i costi. Questa capillare condivisione di informazioni potrebbe inoltre favorire la ricerca medica nello studio di malattie croniche o neurodegenerative. Si tratta dunque di un progetto ambizioso, per realizzare il quale all’Europa di certo non mancano competenze e tecnologie. Il primo step sarà avviare un processo di coordinamento tra la Commissione europea e gli Stati membri in modo da raccogliere contributi e osservazioni dei professionisti sanitari e, ovviamente, dei pazienti. Autore: Rocco Bellantone
Data: 5 marzo 2019
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