
Reclamo N° 309817

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Succede ancora troppo spesso di trovare esposti sugli scaffali offerte confusionarie o prezzi diversi da quelli che poi vengono effettivamente praticati. Per non dire di quegli sconti annunciati che poi però non sono applicati alla cassa.
Nel mondo che vorrei, mi aspetto più controlli ed effettive sanzioni di queste pratiche scorrette.
Non ho mai capito perché nel nostro sistema giuridico la vendita sottocosto sia limitata da vincoli molto stringenti, mentre non esiste nessun tetto a rincari e speculazioni. Ora, come dico sempre rispondendo a chi si lamenta sui social, i prezzi purtroppo (o per fortuna) sono liberi e non ho nessuna nostalgia di quando c’erano i «prezzi imposti», ma recentemente ho visto troppe volte approfittare, con intenti speculativi, di eventi eccezionali come guerre e pandemie per far “correre” i prezzi. Andrebbe quindi definita come pratica commerciale scorretta quella di chi approfitta di particolari emergenze per alzare i costi per noi consumatori. Ad oggi, nessuno interviene quando benzinai, pastai, assicuratori o compagnie energetiche aumentano i prezzi in modo abnorme. E non va per niente bene!
Nei miei sogni, infine, le telefonate dei call center si possono fermare, per sempre. Ma per farlo, bisogna avere il coraggio di privare di valore legale i contratti stipulati per telefono.
Se un contratto stipulato per telefono non avesse alcuna validità, nessuno avrebbe più interesse a molestarci. È una proposta che mi addolora, non solo per i lavoratori onesti di quel settore, ma anche pensando che il teleselling potrebbe essere comodo per l’utente. Ma ormai si tratta di un’attività infestata da troppe scorrettezze. Che va arginata ad ogni costo!
Nel mondo che vorrei, sogno etichette facilmente leggibili. Troppo spesso si vedono (soprattutto nei prodotti alimentari) scritte minuscole, a cominciare dal prezzo per unità di misura (che deve essere scritto più grande), per non dire delle date di scadenza spesso stampate in modo illeggibile.
Nel mondo che vorrei, sogno che in caso di recesso anticipato non possa essere addebitato al consumatore alcun corrispettivo da pagare a differenza di quello che accade oggi in Italia dove le penali che erano state abolite dal decreto Bersani sono nel frattempo rientrate dalla finestra. Penso in particolare a quanto accade nei rapporti con le compagnie telefoniche e per gli abbonamenti alle piattaforme di streaming video.
Nel mondo che vorrei, la pubblicità (in particolare quella che fanno certi influencer) dovrebbe essere verificata più efficacemente e dovrebbe essere bandita (ma per davvero) per quei consumi ad alto tasso di criticità come il trading online, gioco d’azzardo, per non dire del fumo, anche quello “alternativo”.
Se non facciamo rispettare i divieti vigenti (in materia di gioco e tabacco) avremo responsabilità enormi per l’impatto che questi consumi avranno sulle giovani generazioni.
Nel mondo che vorrei, sogno che le immagini sulle confezioni dei prodotti siano rispondenti alla realtà.
E non solo quanto all’estetica di un saccottino: vorrei che fosse vietato usare personaggi dei cartoni animati per sedurre i bambini così come immagini per convincere all’acquisto adulti che raccontino un prodotto che non esiste come ad esempio il latte fresco rappresentato sulla confezione di frollini che poi tra i suoi ingredienti ha solo il latte in polvere.
Nel mondo che vorrei, la shrinkflation e l’overpackaging dovrebbero essere sanzionate efficacemente perché chi restringe il contenuto, sgramma il prodotto, toglie una merendina dalla confezione o un po’ di detersivo dal flacone è sleale nei confronti del consumatore. E sapete dove sta la scorrettezza?
Ve ne parlo spesso su Instagram: è vero che un produttore può decidere autonomamente il formato, ma nel caso voglia togliere qualche grammo, dovrebbe ridurre anche il packaging e non solo per renderlo evidente al consumatori, ma anche per inquinare di meno cosa che non fa usando confezioni sovradimensionate.
In Germania c’è una legge sul «pacco onesto», la vorrei anche da noi: sono vietate confezioni che superino del 30% lo spazio necessario al contenuto che si trova all’interno.
Parola chiave: stop alla shrinkflation e tutela ambientale contro chi spreca il packaging.
Nel mondo che vorrei, immagino che quando un operatore di servizi lancia una nuova offerta, la stessa debba restare valida almeno per un certo lasso di tempo, diciamo per i dodici mesi successivi. Oggi invece accade troppo spesso di essere ricontattati solo dopo qualche giorno per una rimodulazione contrattuale. Naturalmente peggiorativa!
Ma come? Prima mi seduci con una offerta allettante e subito dopo cambi le carte in tavola, con conseguente aumento dei costi?
Capisco il libero mercato e la facoltà per i fornitori di rimodulare il contratto lasciando al cliente la possibilità di recedere gratuitamente, ma non basta più: non possiamo mica passare la vita a migrare di qua e di là. E allora se tu impresa lanci un’offerta magari per sbaragliare la concorrenza, dovrai tener ferme quelle condizioni almeno per un anno.
Nel mondo che vorrei, deve essere offerta al cliente la possibilità di sciogliersi da un contratto, semplicemente con le stesse modalità con cui lo ha attivato: insomma il contratto è stato fatto al telefono? Il consumatore deve poter dare disdetta al telefono!
Non se ne può più di contratti che si attivano con un «sì» «rubato» da un call center (o con un clic online) e poi ci obbligano alle sette fatiche di Ercole per una disdetta! A me sembra ingiusto: se si attiva con certe modalità si deve poter disdire con lo stesso metodo!
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